PREMESSA AREA "LE ABITAZIONI"
EVOLUZIONE DELLE ABITAZIONI RURALI TRA IL '700 E L’800 - La fortissima trasformazione che ha subito l’agricoltura negli ultimi due secoli, ha inevitabilmente imposto un’analoga rivoluzione nell’organizzazione, dimensione e forma delle strutture edili. Nel Cinquecento le case contadine avevano generalmente un solo piano, spesso con il tetto in frasche e la nuda terra come pavimento. Sino alla prima metà dell’Ottocento la struttura edile dei poderi medio piccoli, consisteva in poche stanze ad uso abitativo che spesso comunicavano con una piccola stalla, rendendo piuttosto promiscua la vita umana con quella animale. Nella seconda metà dell'Ottocento l’agricoltura cominciò a specializzarsi, e l’allevamento del bestiame passò dal pascolo alla stabulazione fissa: questa scelta rese necessaria la costruzione di fienili e stalle di dimensioni decisamente più ampie. Da questa esigenza e da quella di migliorare la qualità della vita e l’igiene dei contadini nacque un brillante modello di edilizia agricola che, pur diversificandosi a seconda della dimensione del podere, mantenne un certo modello strutturale. come esposto nello schema allegato e successivamente descritto nelle sue varie parti:
L’area abitativa, pur presente nello stesso corpo di fabbrica, era decisamente separata da quella di stabulazione animale grazie alla porta morta che, con la doppia apertura sui due fronti, manteneva uno spazio di aerazione tra le due zone;
La porta morta consentiva il facile accesso dei carri con il foraggio fresco da distribuire nelle mangiatoie, al riparo dalle intemperie. Sempre nella porta morta era alloggiata la vasca (erbi ) nella quale si pompava l’acqua dall’annesso "sambot", se il livello del pozzo lo permetteva, altrimenti con i secchi si pescava nel pozzo a camicia per abbeverare le mucche.
Il portico antistante il fienile ( posto a lato della stalla ) consentiva di riporre gli attrezzi e di scaricare il fieno anche con il cattivo tempo.
La concimaia era posizionata di fronte alla stalla da dove, con una carretta, si portavano le deiezioni e la paglia sporca delle lettiere. A ridosso di questo lato della stalla veniva spesso installato il cesso, il cui fondo era in comunicazione con una vasca che, a volte, coincideva con quella del colaticcio (tampa).
Il granaio posto al primo piano (generalmente sopra la porta morta) custodiva il grano al sicuro e all'asciutto, anche se il trasporto dei sacchi, che pesavano 90 chili, era molto faticoso.
Il fienile, risultava aperto sul fronte rivolto al portico, chiuso sul lato opposto e su quello abitativo, mentre sul quarto lato la parete era in mattoni traforati, ovvero a gelosia per permettere l’aerazione e quindi una migliore essiccazione e conservazione del fieno. Nelle stalle di notevoli dimensioni esisteva una botola che metteva in comunicazione il fienile con la stalla per consentire così di scaricare il fieno direttamente vicino alle mucche.
L’annesso portichetto, luogo spesso polivalente, era costituito da due sezioni, una a piano terra con il porcile per il maiale e il primo piano adibito a pollaio, la seconda, strutturalmente separata da una parete, ospitava il forno per la cottura del pane, la fornasella per scaldare l’acqua per il bucato, preparare il cibo per gli animali, lavorare il grasso del maiale, lo strutto (doleg), la cicciolata e fare il sapone. Questa separazione dal corpo primario e il posizionamento sottovento, mantenevano le esigenze igieniche, ma anche una distanza di sicurezza tra il fienile e le fiammelle che uscivano dal forno e dalla fornasella.
L’aia – Era uno spazio antistante l’abitazione, posta a sud, e senza edifici che facessero ombra. Era di forma generalmente quadrata, composta da una pavimentazione in mattoni, circondata da una cordonatura sempre in mattoni, ma di forma semicircolare. Questo spazio veniva utilizzato per la trebbiatura manuale del grano, l’essicazione del granoturco e per altre attività.
Le camere da letto erano situate al primo piano, sopra l’area abitativa del piano terra e allo stesso livello del granaio.
La cantina, generalmente non interrata, conteneva le botti col vino, il tino per la fermentazione, il "navasol" e i relativi bigonci in legno. Solo più tardi arrivò la macchina per tappare e le bottiglie.
I pozzi erano del tipo a camicia e generalmente dotati di pompa manuale (sambot ) che non pescava oltre i 6 m, oppure di un secchio fissato con le corde ad una puleggia.
Nei poderi medio piccoli la parte abitativa era composta da due locali a piano terra, una scala e quatto locali al primo piano, uno dei quali era adibito a granaio. In alcuni poderi di maggiori dimensioni, oltre all’area abitativa destinata ai contadini, c'era la casa padronale, posta sul prolungamento dell’altra e ben lontana dalla stalla.
La stalla era generalmente composta da due file di 8-10 poste con le relative mangiatoie e il solco di scarico sui due lati del corridoio centrale. Nelle strutture di maggiori dimensioni, ai lati della stalla c'erano due porticati.
L’orientamento dell’edificio prevedeva che il lato lungo si trovasse sull’asse est- ovest, con il portico rivolto a sud, ma la morfologia del terreno e la presenza di strade o strutture di edifici preesistenti, potevano portare ad un orientamento diverso.
Il materiale usato per la costruzione consisteva prevalentemente in mattoni pieni ma, per alcune strutture che inglobavano edifici preesistenti, potevano essere presenti sassi non tagliati ( sino a fine ‘700) e in altri casi altri erano utilizzati sassi squadrati.
Le gelosie – La definizione si riferisce a pareti costruite con un’alternanza di vuoti e di pieni e con materiali e forme diversi a seconda della destinazione d’uso. L’utilizzo più frequente avveniva nei fienili, ove, per evitare che le fermentazioni del fieno giovane (appena portato nel fienile) portassero all’autocombustione, era necessaria una buona aerazione. Per questo, mentre la parete verso l’abitazione civile era inevitabilmente ben compatta, quella opposta veniva spesso realizzata nella forma detta a gelosia. La struttura di queste pareti, spesso alte più di sei metri, era decisamente debole, pertanto si costruivano delle mini colonne interne per il rafforzamento. Questa tecnica era utilizzata anche nei muri di cinta, in alternativa alle costose inferriate o a alle reti metalliche.
Il nome "gelosia" deriva dall'abitudine di isolare il terrazzo della villa padronale dalla vista dei passanti o dei contadini. Infatti, mentre dal terrazzo si aveva un’ampia visione degli spazi esterni, dal basso la gelosia impediva di vedere all'interno.
Muretto su un terrazzo di Montechiarugolo
Cosa resta oggi di tanta efficienza? Per fortuna, o purtroppo non resta nulla! Per la moderna agricoltura fatta di tanta terra, tante macchine e poche persone, le stalle ottocentesche sono troppo piccole. I fienili sono inadatti ad ospitare rotoballe da 700 Kg cadauna che potrebbero far crollare i soffitti.
Arredo delle abitazioni dei contadini - Nei secoli scorsi per cucinare e riscaldare l'ambiente si utilizzava il camino, mentre l'illuminazione era fornita da candele e lucerne. Nella prima metà del Novecento molti già disponevano di stufe e, in alcuni casi, di illuminazione elettrica. Naturalmente erano profondamente diverse le strutture e l’arredo di una casa da contadino rispetto a quella padronale. Per semplicità ci limiteremo alla semplice presentazione degli elementi d’arredo raccolti nel “Museo Muet”.
Elemento essenziale dell’arredo di una cucina era il tavolo che poteva avere uno stile estremamente lineare, con i piedi squadrati, oppure più elaborato, con i piedi torniti; era sempre provvisto di uno o più cassetti che contenevano le posate e altri piccoli strumenti. In alcuni tavoli erano presenti dei fori sui lati più stretti che consentivano di alloggiare delle prolunghe quando c'erano ospiti.
Il "buffè" si componeva di due settori: uno inferiore con gli sportelli in legno e uno superiore, più stretto, con gli sportelli in vetro. Ospitava piatti, bicchieri e scodelle e, nella parte superiore, c'era il servizio buono da usare solo nelle feste.
Il camino svolgeva una duplice funzione: riscaldare l'ambiente e cuocere il cibo. Successivamente il camino fu sostituito dalla stufa economica.
Il secchiaio – Nel Novecento le cucine si dotarono di un acquaio in pietra o in graniglia di marmo, sopra al quale spuntava un gancio che sosteneva un secchio d'acciaio zincato contenente la scorta d'acqua per gli usi di cucina. Generalmente si trovava in un angolo della cucina o in un ripostiglio attiguo.
Nelle camere non mancavano uno o più bauli ( uno dei quali probabilmente era entrato in famiglia con la dote della moglie). Successivamente i bauli furono sostituiti o integrati da un comò, ovvero una cassettiera che nel '900 era completata da una specchiera più o meno ampia.
La stanza da bagno era un privilegio che potevano permettersi solo le famiglie più abbienti. Nelle case contadine il gabinetto era sul retro della stalla, mentre nei centri dei paesi era in comune a più famiglie. Prima di coricarsi si utilizzavano quindi i vasi da notte che per igiene venivano tenuti in un apposito vano del comodino, piccolo mobile posto vicino al letto. Probabilmente il nome "comodino" derivava dal termine “comoda” che era una seggiola sulla quale i ricchi espletavano i loro bisogni.
Telefoni – Nella prima metà del Novecento erano oggetti rari anche nelle case di facoltosi proprietari. Il modello più vecchio della nostra collezione è composto da un mobiletto da parete in legno, sulla cui parte alta si trovano due suonerie elettriche e un microfono. Al centro c'è un disco per comporre il numero telefonico e, sul lato, una cornetta dotata di cavo e manico. Un modello costruito in stile anni Trenta è in resina nera, con cornetta mobile, ma dotato di una spinetta per l'allaccio ad una presa telefonica moderna.
Un modello in voga per tutta la seconda metà del Novecento è in resina grigia, con la base dotata di un disco per la combinazione del numero telefonico e la cornetta con microfono e ricevitore.