Già a fine Ottocento, con la disposizione in filari della vite, ha fatto la sua comparsa il filo di ferro che, fissato ai pali di traversa, sosteneva i tralci. Un secondo utilizzo di tipo stagionale era per la coltivazione del pomodoro. Le piantine crescevano in filari sostenuti da paletti in legno dell’altezza di circa un metro e collegati da due o tre fili di ferro tesi parallelamente ad altezze diverse e ai quali si legavano le piantine via via che queste crescevano. Essendo questa coltivazione stagionale, a fine settembre si raccoglievano i pali e il filo di ferro si arrotolava in matasse per usarlo l’anno successivo. La terza tipologia d’utilizzo era per legare le balle di paglia: in fase di mietitura alcuni addetti, spesso bambini, preparavano dei fili lunghi qualche metro, ne piegavano un'estremità ad anello e li inserivano nella macchina che provvedeva a formare e legare la balla di paglia. Poiché le vigne e i pomodori erano periodicamente irrorati con il verderame che portava alla rapida corrosione dei fili di ferro, questi furono sostituiti dai fili d’acciaio zincato. Il termine corrente che gli venne attribuito era molto sbrigativo: “zingol”. Un utilizzo certamente rilevante fu quello di riparatore universale, infatti era utilizzato nei modi più svariati. Era frequente sentire frasi del tipo : “Vè al se rot … va bè ag met un zingol”
Morsa riparata col fil di ferro
Negli ultimi decenni il filo di ferro fu sempre meno utilizzato poiché arrivarono le rotoballe per paglia e fieno, i pomodori erano coltivati senza sostegno per facilitare la raccolta meccanizzata e nelle vigne comparvero i fili di teflon.