Elenco delle storie
ATTIVITA' LAVORATIVE AMBULANTI
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Periodo StoricoLa modernità: dal 900 al 1940
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Argomento storicoElenco titolari d’attività dal ‘30 al ‘40
VENDITORI AMBULANTI - Nei secoli scorsi quasi tutti i generi alimentari, la chincaglieria, i tessuti e anche certi servizi venivano offerti a casa dai vari venditori ambulanti con e senza licenze. Questi ambulanti in genere trasportavano la merce con carretti o birocci spinti a mano o trainati da animali. Nel primo Novecento comincia ad essere utilizzata anche la bicicletta che viene adattata alle varie esigenze: dalla classica due ruote con ampi portapacchi, alle tre ruote dei furgoncini a pedali. Nel secondo dopoguerra sono ancora presenti gli ultimi carretti a mano e le biciclette, ma compaiono i furgoni a tre ruote, le automobili e infine i furgoni di dimensioni più o meno ampie.
Nei grossi centri le attività artigianali erano svolte in botteghe, ma, soprattutto nelle aree collinari, non mancavano gli ambulanti, come calzolai, seggiolai, sarti, ecc.
ARROTINO (al moletà) - “Donì, a ghe al moléta”, era il grido che l’arrotino lanciava dalla sua bicicletta attrezzata con la mola alle rezdore perché gli portassero le forbici e i coltelli da arrotare.
Moletà Calsoler |
CAMPARO (Camper ) – In italiano “guardiano idrico” era un dipendente del consorzio irriguo. Il suo compito era quello di verificare in ogni podere la funzionalità dei manufatti, delle serrande, la pulitura dei canali e dei fossi e il rispetto degli orari di utilizzo dell’acqua.
CARRETIERI (baroser) e gli autotrasportatori – Il trasporto delle merci, a quel tempo, era quasi esclusivamente effettuato da carrette a traino animale, composte da un cassone montato su un solo asse sul quale erano calettate due enormi ruote di legno con cerchi in ferro. La grossa dimensione delle ruote era particolarmente adatta per percorsi accidentati quali le cave di sabbia o ghiaia poste negli alvei dei fiumi. Il cassone disponeva di due lunghe stanghe, tra le quali stava il cavallo. Generalmente il carrettiere partecipava direttamente alla fase di carico e scarico. Come si nota dalla foto, l’elemento caratterizzante del carrettiere era il fazzoletto al collo.
Foto del sig. Guerrino Quintavalla (1940) |
Nel 1931 per il trasporto delle persone, erano attivi 7 mezzi a motore, cioè servizi pubblici, come mostra l'elenco seguente:
IMPAGLIATORE (Scraner) - L’impagliatore di seggiole era generalmente di provenienza trentina o veneta, come il signor Marcon Luigi di Basilicanova. C’erano comunque anche impagliatori locali come il signor Cristofori di Monticelli.
Scraner |
Masalen |
NORCINO (Massen) – Questa attività era limitata ai soli mesi invernali quando le condizioni climatiche permettevano la macellazione dei maiali senza rischi di infezioni da mosche o altri parassiti. In una stagione un norcino poteva macellare dai 40 ai 60 maiali andando di podere in podere. Ma spesso questa attività era svolta direttamente dai contadini proprietari dell’animale .
OMBRELLAIO (Ombarler) – Passava a riparare gli ombrelli rotti di casa in casa. Non ci risultano operatori di questo settore nel nostro comune.
POLLIVENDOLO (Polarol) – In ogni podere erano allevati animali domestici per uso familiare, ma in certi periodi dell'anno potevano esservi eccedenze di produzioni, o necessità d’introdurre qualche elemento nuovo. A questo provvedeva il pollivendolo che, munito di bicicletta con una specie di gabbia a più scomparti, visitava periodicamente i clienti locali, quindi conferiva ai mercati i prodotti acquistati.
Foto ripresa in un recente mercatino |
RABDOMANTE – Per la realizzazione dei pozzi irrigui era consuetudine ricorrere al rabdomante che, con una piccola forcella di legno, vagava per il podere alla ricerca della vena. La presenza dell'acqua era segnalata dal tremore della forcella. Per quanto oggi si stenti a riconoscere serietà alla cosa, a quel tempo era pratica comune.
MEDIATORE (mediator) – Come il pollivendolo aveva un ruolo duplice: comprare e vendere. Per molti contadini recarsi al mercato del bestiame di Parma era difficile e non tutti erano in grado di muoversi in un ambiente ove i furbi non mancavano, per cui alla domenica si recavano nella piazza del paese per informarsi sull'andamento dei prezzi, poi si rivolgevano al mediatore che trattava l'affare al loro posto. I mediatori dovevano essere abili nel valutare ad occhio il peso degli animali, poiché raramente nel podere si disponeva di una bascula. Altra dote indispensabile era la scaltrezza, per destreggiarsi tra l'acquirente e il contadino che spesso era meno sprovveduto di quanto si pensasse.
SPAZZACAMINO – Inevitabilmente ambulante, non abbiamo alcun riferimento su persone del posto.
STAGNINO (al magnan) – Prima della Seconda Guerra Mondiale le pentole, le padelle e i paioli erano tutti in rame, facile da lavorare e ottimo conduttore di calore. Gli utensili dovevano però essere rivestiti di stagno nella parte interna, perché gli alimenti, a contatto con il rame, diventavano tossici. Lo stagno però si consumava in alcuni punti e doveva essere riparato dallo stagnino, lavoratore ambulante che passava periodicamente di casa in casa. In varie zone questa era una delle poche attività lavorative che svolgevano gli zingari. Poi sono arrivati l’alluminio, il ferro porcellanato, l’acciaio inox e il mestiere di stagnino è sparito.
STRACCIVENDOLO (o straser) – Non era un venditore, ma un acquirente - raccoglitore di ferri vecchi e stracci. Come per altre attività, veniva concessa licenza per raccogliere materiali ormai inutilizzabili, come vecchie reti di acciaio zincato, scatolami metallici, pezzi di vestiti, pelli di coniglio. Oltre alle poche lire che lo straccivendolo era disposto a sborsare, una manna per le rezdore, l’attività aveva un elevatissimo valore ambientale, poiché raccoglieva quei materiali difficili da smaltire che altrimenti si sarebbero riversati nell’ambiente. All'epoca mancava un servizio di raccolta dei rifiuti.
VENDITORI DI STOFFA (Merciai, marser) – Quasi per tutto il Novecento è esistita la figura del merciaio, che fin dagli anni Venti girava per le campagne a vendere stoffa, bottoni e filati (vedi Tedeschi Pierino di Monticelli). Nel primo dopoguerra una merciaia veniva dalla Garfagnana con un carretto a mano a offrire le proprie mercanzie di casa in casa.
Altri venditori frequentavano il territorio comunale, ma di questi non abbiamo nomi, ma solo il ricordo:
VENDITRICE DI RANE – Negli anni Cinquanta una venditrice di rane, proveniente dalla Bassa, veniva a Monticelli. Aveva una cassetta, legata sulla parte anteriore della bicicletta, piena di rane pulite e infilate in bastoncini. . Altri venditori, sempre in bicicletta, frequentavano Basilicanova con rane e pesci. Dagli archivi comunali non risulta alcuna licenza perché provenivano da fuori comune.
VENDITORI DI VARECHINA (ipoclorito di sodio, ovvero candeggina). In genere era fornita in bottiglie simili a quelle dell' acqua minerale. Questo in qualche caso ha provocato fatali errori con principi di avvelenamento.
Sempre negli anni Cinquanta si diffusero i “venditori di ghiaccio”, che rifornivano i caseifici, alcuni negozi, ma anche privati cittadini. Esistevano infatti delle ghiacciaie simili agli attuali frigoriferi, con un serbatoio per il ghiaccio e vari scomparti per porvi gli alimenti.
Il barbiere della Villa ci ricorda che nel primo dopoguerra veniva da Parma in bicicletta un “venditore di brillantina” con un bottiglione da 2 litri.
Nel 1935 il costo della licenza era legato al mezzo di trasporto utilizzato ed era di 80 lire per biciclette e furgoni a pedali e carretti a mano, di 400 lire per i motocicli e di 800 lire per autocarri e autofurgoni.
Riportiamo gli elenchi dei venditori ambulanti in attività nel 1935 e nel 1960:
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Data creazioneLunedì, 28 Settembre 2020
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Ultima modificaLunedì, 19 Agosto 2024