Elenco delle storie
LOCALITA' E SCUOLE
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da S. Geminiano
BASILICAGOIANO – Frazione di Montechiarugolo, è situata a 15 Km a sud-est di Parma, sulla strada provinciale Parma- Montecchio, ad un’altitudine circa 118 m s.l.m. Il suo nome ha origini piuttosto incerte: sembra che agli inizi del VI° secolo il vescovo Giuliano di Piacenza abbia fatto costruire la chiesa, da ciò il nome iniziale Basilica Aguliani. Ora è chiamata anche “la Villa “.
Il territorio è pianeggiante, leggermente ondulato, degradante dolcemente verso Nord, con un terreno piuttosto fertile, ideale per la produzione di cereali e pomodoro. Ai tempi in cui frequentavo la scuola, esisteva lo stabilimento “ la Valparma per la lavorazione e trasformazione del pomodoro “. Il prodotto principale è però il latte che viene lavorato nei diversi caseifici della zona ( Formaggio parmigiano ).
Scorrono nella zona il rio Zola, La Zolletta e il canale della Spelta le cui acque servono per l’irrigazione. Le strade principali sono: la provinciale Parma- Montecchio, la provinciale via Resga che collega la provinciale Parma-Montecchio con la statale via Emilia; ci sono inoltre altre strade comunali che collegano le varie frazioni : - Malcantone – Gazzaro – Tre Fumi – Castello - Crespine – S. Geminiano. Transitano da e per Parma alcune corriere e autobus giornalieri. In paese troviamo: la Chiesa, l’Ufficio Postale, la Banca, la farmacia, le scuole elementari e medie, il Consorzio Agrario, negozi vari e locali pubblici.
PERSONAGGI ILLUSTRI DEL NOSTRO PAESE:
- Francesco Magnani: Arciprete di Basilicagoiano per ben 32 anni (1747 – 1779) , professore all’Università di Parma e letterato.
- Cornelio Ghiretti: scultore nato a Basilicagoiano nel 1881 e morto prematuramente nel 1934, allievo dello scultore Renato Brozzi. In paese possiamo ammirare alcune sue opere: il monumento ai Caduti e il cosiddetto paliotto in sbalzo in rame, raffigurante scene della vita di Gesù e sovrastante l’altare maggiore della chiesa .
NOTIZIE SULLE SCUOLE ELEMENTARI DI BASILICAGOIANO E FRAZIONI MINORI
Per Basilicagoiano si hanno notizie certe della costruzione della scuola sul terreno donato a tale finalità dalla benefattrice Marcellina Caggiati - Bocchia nel 1907. La costruzione comprendeva due aule grandi per due pluriclassi 2° - 3° e 4° - 5°. La prima elementare era situata al primo piano dove esisteva l’appartamento della maestra; vi erano inoltre i servizi, ampi corridoi, comode scale di accesso, ampia area cortiliva con giardino e orto. Negli anni precedenti esistevano aule scolastiche piuttosto precarie nella casa parrocchiale ( ora via Giovanni XXIII) e in una modesta casetta ubicata nel cortile a Nord della Chiesa. Dopo la costruzione della nuova scuola per oltre due decenni era abituale la frequenza alla 4° e 5° elementare di parecchi alunni provenienti da alcune frazioni dei dintorni dove non era possibile frequentare le ultime classi elementari.
Nella frazione di Tripoli il fabbricato adibito a scuola elementare (Morzola) sorse anch’esso attorno al 1910. Negli anni Quaranta l’edificio scolastico era costituito da una grande aula a piano rialzato che ospitava la 2° e la 3° elementare. Al primo piano esisteva una modesta aula per la prima elementare e l’appartamento per la maestra. Anche qui esisteva una spaziosa area cortiliva con giardino e orto. Per la 4° e 5° elementare gli scolari ormai grandicelli frequentavano a Basilicagoiano. La frazione di Tripoli, da una mappa del 1865, si estendeva solo al bivio tra via Morzola e via Ponticelle, ma era già presente la piccola Maestà chiamata da tutti la Madonnina. Infatti il piccolo podere creato in seguito con una modesta casa colonica prese il nome di “podere della Madonnina” .
Il nome di Tripoli compare nel primo decennio del XX secolo quando un cittadino nato nel nostro paese, di ritorno da una breve emigrazione in Libia, pensò di costruire, sul fosso denominato Canaletta dei Rossi, un chiosco di legno da adibire a piccolo negozio di generi alimentari e bar. Il Comune non riconobbe subito quella denominazione , infatti quando furono costruite le scuole, presero il nome di “scuole di Morzola” . Dopo qualche anno la famiglia Dall’Asta pensò di costruire un fabbricato in muratura solida, atto ad ospitare una vendita di generi di monopolio, alimentari e trattoria. Gradualmente attorno a questo primo fabbricato sorsero alcune casette mono-famigliari. L’esercizio pubblico condotto direttamente dal proprietario ebbe sfortunatamente a subire un furioso incendio nel quale morì la moglie del titolare, mentre una cognata subì gravi ustioni alle gambe. Dopo questo luttuoso evento si susseguirono diversi gestori non sempre fortunati.
Verso il 1940 arrivò una famiglia più fortunata o forse più idonea che gestì il locale, al quale era stato annesso un forno, per quasi un decennio. Nel 1948 infine, il locale fu acquistato dalla famiglia Rosati che conduce tuttora l‘attività e che si è guadagnata negli anni un’ottima fama, grazie ad un tipo di cucina tradizionale e genuina.
Nel primo decennio del Novecento, e anche per qualche decennio del secolo precedente, una piccola scuola era situata nel caseggiato del podere “Bosco a sera “ allora di proprietà del dott. Benvenuto Cipelli (ora via Vallone 1, proprietà della famiglia Bonzanini ), la quale disponeva di un’ aula di dimensioni discrete , con finestre abbastanza grandi; anche qui gli scolari non oltrepassavano la 3° elementare, anzi si era creato un certo malcontento poiché le famiglie residenti in via Resga Enza, in case molto sparse, come Covazza – casa Bianca – casa del Pozzo – casa Tripoli, chiedevano l’ubicazione della scuola più al centro della zona. Per alleviare i disagi esistenti il comm. Ing. Francesco Vecchi, sindaco del comune negli anni 1902-1903, aveva proposto di allestire un’aula scolastica nel caseggiato del “Podere Fornace” di sua proprietà, nelle vicinanze del mulino della Resga, ma purtroppo, a causa della sostituzione del sindaco, il progetto non ebbe attuazione.
Scuola bosco a sera ( I° scuola a Tripoli )
CAMPO BO – Frazione di Martorano, comune di Parma, al confine Nord del comune di Montechiarugolo. Una vecchia e ben radicata tradizione orale vuol ricordare il nome Campo Bo come riferita alla invasione dei Galli contro Roma. I Galli Boi avrebbero fissato per diverso tempo un loro accampamento nella zona, da qui il nome di campo Boi, poi Campo Bo. Al tempo dei conti Torelli appartenne alla suddetta contea, come risulta da un atto di divisione del 1547 fra Pomponio Torelli e il fratello Adriano; già a quel tempo scorrevano sui terreni circostanti i due rami del canale della Spelta ( per Coloreto e per Martorano ) derivati dallo sbarramento spartitore di S. Geminiano. Una targa marmorea incorporata nel manufatto di una chiavica sul ramo di Martorano recita così : Chiavica n° 88 ad uso esclusivo della corte camerale di Campo Bo, eseguita in legno nel 1682/3 rifatta in ferro nel 1925. Da questo documento si evince che dopo la morte del Conte Pio Torelli avvenuta nel 1612 nel contesto della fantomatica congiura dei nobili parmensi contro Ranuccio Farnese, la proprietà dei Torelli fu confiscata e passò alla camera ducale di Parma.
A detta delle persone anziane del secolo scorso, esistevano delle fondazioni di fabbricati abbastanza estese nella zona a nord ovest rispetto ai fabbricati attuali, denominata Campo Bo vecchio. Durante le arature affioravano mattoni vecchi, sassi da costruzione ed altro e penso che ciò succeda anche attualmente. Nell’autunno 1953 nella zona a Sud-Ovest della corte e precisamente nel podere Prospero, allora condotto dalla famiglia Cocconi, durante i lavori per la preparazione della semina avvenne uno sprofondamento di un breve tratto di terreno . Dalla successiva esplorazione venne alla luce una tomba in muratura contenente resti umani. La notizia non fu allora riportata dai giornali e del ritrovamento non si seppe più nulla.
Riprendendo la storia di Campo Bo è doveroso ricordare un’epigrafe marmorea collocata sul muro Sud del fabbricato rustico che suona così:
Anno 1823. “ O Giacomino, delizia nostra, se tu non fossi nato dopo 22 anni di vuote nozze, quest’aia e questo bovile non ti predirebbero le dovizie di Campo di Bo. Andrea Ferrari e Carlotta Pelati. Anno 1823”
Nel XX° secolo l’intera corte fu per quasi un quarantennio (1900 – 1935) di proprietà del comm. Ing. Prof. Ildebrando Nazzani ( 1844-1931 ), che fu senatore del regno d’Italia. Dopo la sua morte l’intera proprietà fu smembrata dagli eredi e questo fu l’inizio di dissidi insanabili che portarono alla vendita di quasi tutta la corte ( tranne le 100 biolche della figlia Estella, la cui proprietà sopravvisse per qualche tempo ). Al momento della morte, il cavaliere Nazzani era proprietario unico di Campo Bo, S. Geminiano ( a Nord di via S. Geminiano) e di altri grossi poderi in Malandriano, Martorano, Baganzola, nonché di parecchi immobili in Parma città ( anche la moglie aveva delle proprietà nei Prati Bocchi ecc.). Ora, a 75 anni dalla morte, quasi nessuno ricorda quel personaggio così importante.
SAN GEMINIANO
Fronti Sud e Nord |
Dal catasto di Maria Luigia del 1821 si desume quanto segue : il tratto di strada della via Resga che, partendo dal bivio di S. Geminiano, arriva al confine col Comune di Parma ( Podere Pontazzo ) e si collega con via Argini Enza, era inesistente. La sua costruzione avvenne nel 1925: era allora stato eletto Podestà Ugo Mutti. Dagli abitanti della zona è ancora chiamata “ la strada nuova “, poiché il ponte sul rio Zola, proprio sotto S. Geminiano, non esisteva e il passaggio del rio avveniva con un guado; non risultano documenti che parlino della sua costruzione. Nel terreno antistante i fabbricati di S. Geminiano Nord (ex proprietà del ing. Nazzani) è segnato un grosso riquadro nella parte più pianeggiante che molto probabilmente era un “macero da canapa”. Alla sommità della salita è segnata una costruzione stretta e abbastanza lunga, proprio rasente la strada, che gli anziani al tempo della mia infanzia definivano “l’Oratorio di S. Geminiano”. E’ da notare che allora la strada non rasentava né le mura né i fabbricati di S. Geminiano Sud ( ex Carlo Piazza): tutto ciò collima con il ritrovamento nel 1949 di un tratto di fondamenta a quasi 10 m. dalla strada verso la sommità della salita. I proprietari del tempo, F.lli Baratta, vollero fare un vigneto in questa sponda esposta ad Est. Gli operai che scavarono manualmente fino alla profondità di 80 cm, trovarono un tratto di queste fondamenta costituite da grossi sassi legati da calce abbastanza dura. Nessuno ritenne che si trattasse di un reperto storico e si provvide a demolirlo. Nella suddetta mappa del 1821 si notano altre due diversità con le mappe attuali: ( 1) nell’area cortiliva di S. Geminiano Sud era segnato un fabbricato di forma più o meno quadrata che non esiste più; (2) di fronte al podere Romuschia sulla via Resga era segnato l’ingresso ad un ponte sul canale della Spelta con un lungo stradello che portava ai fabbricati del podere Malvezza ( chiamato ai nostri giorni al Buraccion ). Di questo ponte non è rimasta traccia e l’accesso a Malvezza è tuttora da altra parte. Ma, tornando a S. Geminiano Nord, al piano terra, a metà circa del lungo fabbricato, esistono due portoni, uno a Nord e uno a Sud, con volto semicircolare, che racchiudevano un androne da tutti chiamato” il Santuario”. Sulla parte Est esiste tuttora una nicchia con un quadretto di S. Geminiano . Per esigenze abitative, mezzo secolo fa l’androne è stato chiuso a circa due metri per accedere alle scale in modo più indipendente e riservato ( parte Sud). I residenti del secolo scorso notarono, nelle stanze al piano terra e al primo piano, un’architettura che faceva pensare ad un convento . Il piano interrato è costituito da una grande cantina con robuste volte e, a detta di molti, esiste una galleria che doveva, nelle intenzioni di chi la costruì, collegare questo fabbricato con S. Geminiano Sud e con il castello di Montechiarugolo. Questa versione è veramente poco credibile perché, dovendo attraversare una vallata ricca di acque risorgive, la galleria sarebbe rimasta completamente allagata. Più credibile è invece l’ipotesi che proseguisse per gli altri fabbricati posti sul crinale di quel modesto terrazzo fluviale che va sino a Basilicagoiano e potesse congiungere Morzola Furlana, Morzola dei Serviti, Torre dei Servi e Castello ( ex proprietà Ganassi ) dove esistono tuttora resti di edifici medioevali. Durante la costruzione del tratto della cosiddetta strada nuova ed anche nella costruzione di una concimaia a S. Geminiano Nord, vennero alla luce resti umani. Nel fabbricato di S. Geminiano Sud ( fam. Candian ) esistono due saloni: quello al piano terra era probabilmente il refettorio e quello al primo piano una sala da studio del monastero. Esiste uno scantinato spazioso con volte solide ed artistiche. L’accesso dalla parte Est è possibile anche con mezzi meccanici. Ai tempi della mia infanzia esistevano due cunicoli poco accessibili perché ingombri di rottami ed altro, dai quali uscivano facilmente toponi e rettili e vennero perciò chiusi. Si diceva che fossero il collegamento con S. Geminiano Nord. La stalla era un opera d’arte con arcate multiple e con finestre che si distinguevano dalle comuni stalle della zona. Un’ architettura simile si riscontra nel Podere Fornace , nel podere Bosco a Mane e nel podere Frigeria, dove era stata costruito il caseificio aziendale con annessa ghiacciaia. Tutte queste opere portano la data dal 1840 al 1850, cioè gli ultimi lustri della vita del proprietario Carlo Piazza.
Via Ponticelle |
Ingresso stalla Ovest |
La ghiacciaia |
La SCUOLA DI SAN GEMINIANO
ebbe invece una vita più breve. Verso la fine degli anni ’50, l’avv. Tullio Candian, che aveva già costruito l’esercizio pubblico, volle dotare la frazione della scuola elementare. Per due anni la scuola fu finanziata dal fondatore, poi diventò pubblica e statale. Nel 1967 volle costruire un nuovo edificio scolastico intitolato al padre Prof. Aurelio Candian e ne fece donazione al Comune, a condizione però che, in caso di chiusura della scuola, l’edificio fosse sempre destinato ad attività culturali. Alla fine degli anni ‘70 la scuola fu costretta alla chiusura per forte diminuzione di alunni. Il comune la trasformò nella sede del corpo bandistico di S. Geminiano.
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Data creazioneGiovedì, 29 Aprile 2021
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Ultima modificaMercoledì, 05 Giugno 2024