Elenco delle storie
PERSONAGGI E FATTI
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da S. Geminiano
Dalle memorie di Enrico Mazzoni:
Il cerca tesori - Un personaggio di quel tempo era il signor Sartori di Tripoli, molto appassionato del gioco del lotto e della ricerca di antichi tesori. Molto spesso quindi chiedeva ai proprietari di antiche dimore, come Morzola, S. Geminiano, S. Felicola e altre, il permesso di poter scavare nelle immediate vicinanze . Un giorno la sua attenzione si rivolse nella zona del Romito di proprietà dei Marchesi Lalatta Costerbosa. Essendo stato un posto di dogana, dove la cosiddetta nave dell’Enza traghettava le persone dal ducato di Parma a quello di Modena, poteva riservare qualcosa di molto interessante. Coadiuvato da un amico aveva costruito una rudimentale trivella per perforare il terreno. Il Marchese Carlo, in un ciclostilato che ricordava gli avvenimenti della sua villa, asseriva di aver presenziato all’insediamento del cantiere. Il Sartori posizionò la trivella nelle immediate vicinanze dell’oratorio, dove spesso affioravano resti di un’ antica casetta che doveva essere la dimora dell’Eremita. La trivellazione proseguì bene e rapidamente, fino alla profondità di circa tre metri, poi si bloccò improvvisamente, senza possibilità di poter continuare. I due, animati dal presentimento di aver incontrato veramente il tesoro, si misero febbrilmente al lavoro e in poche ore scavarono una specie di pozzo di dimensione adeguata al recupero. Giunti alla quota giusta dovettero amaramente constatare di aver incontrato un grosso sasso dell’Enza. Furono talmente amareggiati che smontarono immediatamente il cantiere.
LA PROFANAZIONE- Un altro fatto molto singolare avvenne nei primi anni del secolo scorso a S. Felicola . I proprietari Conti Simonetta decisero di demolire circa i due terzi del chiostro del monastero che delimitava il cortile interno, per venire incontro alle richieste degli affittuari Fratelli Garsi che necessitavano di locali rustici per foraggi e bestiame. Fu pure sconsacrata la chiesa e utilizzata come magazzino di stagionatura del formaggio grana. Le acquasantiere della chiesa vennero adibite ad uso profano. La popolazione dei dintorni, con un misto di fede religiosa e anche un po’ di superstizione, giudicò in modo negativo specialmente la sconsacrazione della chiesa e si mormorava : “ La famiglia Garsi andrà in rovina per questa profanazione : ha usato le acquasantiere per abbeverare le galline!”.
IL FURTO DI GALLINE – Negli anni Cinquanta c’era ben poco da rubacchiare, pertanto i furti sul territorio riguardavano principalmente qualche attrezzo agricolo, i pali delle vigne per farne legna, l’uva, le pannocchie di granoturco e… le galline! Un giorno, di ritorno dalla messa, mi trovai a scendere lungo via Vallone, ove due carabinieri con una motocicletta scrutavano con atteggiamento perplesso una macchia di robinie ( piante dotate di lunghe spine ). Una soffiata li aveva avvertiti che lì si trovavano delle galline rubate. L’ambiente, tutt’altro che facile, e la proverbiale destrezza dei militi rendeva difficile il recupero. Infatti, mentre una parte della refurtiva era morta all’interno di un sacco di carta, l’altra fortunatamente si era salvata poiché l’umidità delle loro abbondanti deiezioni aveva rotto il sacco . Probabilmente ero più esperto in materia di polli rispetto ai carabinieri, per cui il mio intervento permise di riacciuffare le galline fuggiasche e, con la mia Topolino “C” furgonata, di farne la consegna in caserma.
IL POZZO E L’ACQUA SANTA - Dimenticavo un aneddoto simpatico accaduto nella zona negli anni ‘20. Viveva nella Casa Nuova di S. Geminiano una famiglia di agricoltori, mezzadri dell' ing. Nazzani. Il capofamiglia, il cui nome era Enrico Costa, era molto credente e assisteva assiduamente alla messa. Si spostava soltanto a piedi e, nonostante la notevole distanza, era sempre il primo ad arrivare in chiesa. L’arciprete don Romani raccontò che una mattina d’estate si era fermato in parrocchia per fare una richiesta strana. Aveva il pozzo di casa che era rimasto in secca e volle una bottiglia di acqua santa da versare nel pozzo per far tornare l’acqua indispensabile alla casa e al bestiame. La domenica successiva disse che l’acqua era tornata. L’Arciprete commentò così l’accaduto: “ Io non ho personalmente constatato il fatto, ma devo riconoscere che era un uomo di grande fede.”
LA DI LUI DOTE - Un altro avvenimento eclatante era narrato dagli anziani di un tempo : l’ing. Nazzani, che poi divenne proprietario di una vistosa fortuna , in gioventù non era affatto ricco. Quando convolò a nozze con Giulia Bocchi di Parma, il padre di lei volle convocare il futuro genero, forse un po’ preoccupato riguardo al futuro della figlia . Essendo di famiglia molto ricca fece notare al futuro genero la diversità di ceto sociale . In concreto disse : “ Io concedo a mia figlia una vistosa dote, ma tu cosa ci metti ?” Il Nazzani per nulla turbato puntò l’indice destro sulla fronte dicendo : “Io ci metto questo”, indicando il cervello. E seppe dimostrarlo ampiamente al suocero ed a tante altre persone sapienti e altolocate . Ad esempio, una sua opera che ebbe risonanza nazionale fu la costruzione di un certo numero di sbarramenti sul fiume Tevere, nell’Agro Romano, che risolsero l’annoso problema delle esondazioni.
IL FABBRO DI TRIPOLI - Un altro personaggio da non dimenticare fu il fabbro di Tripoli, Antonio Corradi, detto comunemente “ al Moret”, appassionato artigiano del ferro battuto, molto amico dello scultore Renato Brozzi di Traversetolo. Egli ebbe la preveggenza di individuare nel giovane Cornelio Ghiretti, purtroppo scomparso in giovane età, le doti di un futuro genio. L’epigrafe sulla sua tomba infatti ricorda che fu “strappato prematuramente alla mirabile arte del Cellini “.
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Data creazioneGiovedì, 29 Aprile 2021
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Ultima modificaGiovedì, 06 Giugno 2024