Elenco delle storie
I GIOCHI DEI RAGAZZI
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da S. Geminiano
Dalle memorie di Enrico Mazzoni di San Geminiano. Il luogo consueto ed insostituibile per il ritrovo dei ragazzi ed adulti era la stalla. Il periodo più felice erano i mesi di novembre e dicembre. La nostra stalla preferita era quella di S. Geminiano Sud, proprietà Candian, mezzadri fratelli Fochi. Era molto spaziosa, con ampie finestre che davano molta luce . Vi era sempre una posta vuota dove si potevano piazzare un tavolino e le sedie senza disturbare nessuno. Ci si andava molto spesso perché mia sorella maggiore aveva in quella famiglia due compagne di scuola. Intanto che la nonna Italina leggeva “il Conte di Montecristo “ ed altri libri, noi giocavamo a briscola o a tombola. In qualche occasione si presentava un divertimento straordinario: un parente di famiglia, allora quindicenne, di nome Mario Barigazzi, il futuro “Barimar”, era appassionato di fisarmonica e, pur essendo giovanissimo, era un virtuoso e le ragazze più grandicelle si mettevano a ballare tra di loro. La sera però si rimaneva nella nostra stalla meno comoda e meno spaziosa, ma almeno gli animali erano coricati e tranquilli. Le donne per due o tre ore filavano o lavoravano a maglia. Avevamo sempre due garzoni che vivevano presso di noi. Il più giovane portava degli stivaletti a metà gamba, con suole di legno e tomaie di pelle, chiamati in dialetto i “sabò”. Era abituato a costruirseli da solo e la sera veniva nella stalla con due tomaie da cucire con ago, spago e pece. Era però tanta la sua passione per il gioco che, appena l’altro garzone proponeva una partita, abbandonava il suo lavoro ed iniziava il gioco che si protraeva sino a tarda sera. In definitiva il lavoro di calzolaio che avrebbe potuto finire in una settimana durava più di un mese. Un altro ospite della serata di stalla era un agricoltore delle vicinanze, molto appassionato di politica e degli avvenimenti internazionali . Sapendo che noi avevamo la radio veniva tutte le sere perché alle 20,30 si andava ad ascoltare il “giornale radio”, poi si tornava nella stalla e si commentava quanto si era ascoltato. Spesso era presente un vicino, molto patriottico, che era stato un ragazzo del ‘99 e alpino con il grado di caporalmaggiore; aveva un’infinità di episodi di vita militare da raccontare. Molto spesso però l’uditorio si riduceva a due sole persone: il sottoscritto e mio padre. Mio padre non aveva però molta resistenza come uditore e dopo circa un’ora si addormentava e rimanevo io solo ad ascoltarlo . I racconti si ripetevano più volte, tanto che ancora oggi sarei in grado di ricordare tutti i luoghi da lui citati e le vicende vissute e come si era distinto per atti di valore . Terminata però la stagione invernale, i giochi in casa e gl’incontri con i vicini subivano una certa rarefazione . Durante il periodo scolastico fino a giugno, dopo i compiti e le lezioni, non restava molto tempo, anche perché i genitori avevano pronti diversi lavori : portare da bere a chi lavorava nei campi, riempire la vasca dell’acqua con il “sambot” per abbeverare il bestiame, custodire la scrofa quando aveva i maialini piccoli, perché nel coricarsi non li schiacciasse, raccogliere e sgranare i fagioli nell’orto e tanti altri lavoretti adatti ai ragazzi. Nell’estate al tempo della raccolta del pomodoro da fine luglio sino ai primi di settembre, era il momento propizio per costruire le casette con le cassette da pomodoro: si allestivano il negozio di alimentari, la trattoria e, per le femmine, il laboratorio di sartoria col relativo movimento di gestori e di clienti. Rimaneva anche il tempo di fare il gioco della settimana, nascondino e anche vari giochi con la palla che però non era sempre facile possedere. Arrivato il periodo scolastico si rientrava nei ranghi e tutto tornava nella quotidiana normalità.
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Data creazioneGiovedì, 29 Aprile 2021
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Ultima modificaLunedì, 26 Agosto 2024