Elenco delle storie
RICORDI DELL'INFANZIA
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da S. Geminiano
Memorie di ENRICO MAZZONI da SAN GEMINIANO:
RICORDI DEGLI ANNI D’INFANZIA– Il mio primo ricordo riguarda una brutta esondazione del rio Zola avvenuta il 28 agosto del 1938: avevo circa quattro anni e mezzo e non potevo essere di grande aiuto agli adulti. Ricordo una frenetica corsa di mio fratello e delle mie sorelle maggiori per salvare innumerevoli galline che venivano trasportate dalla corrente. Il pronto intervento di tutti gli adulti permise di salvare le cassette di pomodoro vuote, infilandole sui pali. Le balle di paglia giacenti sull’aia venivano assicurate sotto il portico. Si crearono barriere improvvisate con il letame per chiudere l’accesso alla porta morta, alla stalla e all’abitazione. L’afflusso sulle carraie del terreno appena arato comportò un lavoro di risistemazione durato quasi due settimane. L’avvenimento è ricordato nei verbali del Consorzio Utenti del Rio Zola, con strappo di paratoie e danni ai vari manufatti. La mia era una famiglia contadina e, essendo proprietari, avevamo la corrente elettrica sin dal 1934. Avevamo anche la radio e molti vicini di casa venivano la sera ad ascoltare i discorsi del Duce dal balcone di Palazzo Venezia. Durante la pigiatura, la radio si piazzava su un ripiano sopraelevato per favorirne l’ascolto ad un numeroso pubblico . I vicini venivano anche ad ascoltare brani di opere liriche cantate dal soprano Lina Paliughi di Borgotaro, oppure da Ferruccio Tagliavini di Reggio Emilia o da Beniamino Gigli .
L’OBBLIGO DEI CONFERIMENTI- Ricordo l’ordinanza da parte del governo, dopo la Guerra d’Africa, per la consegna delle fedi matrimoniali allo stato. Ci fu poi il concorso per la produzione del frumento in vista della cosiddetta Battaglia del Grano, con successiva consegna dei diplomi di produttività. Negli anni successivi ricordo poi le diverse requisizioni di vari prodotti che dovevano essere consegnati alle scadenze stabilite dalle ordinanze. Dopo l’inizio della seconda guerra mondiale si incominciò con l’obbligo di consegna dei fucili da caccia presso le stazioni dei carabinieri, poi l’obbligo di consegnare tutto il pentolame di rame. Si arrivò infine a pretendere di togliere dai campanili tutte le campane (meno una), il cui bronzo doveva servire ai cannoni e ed altri usi bellici. Ricordo che gli adulti che avevano assistito alla messa festiva, tornarono descrivendo le tre campane appena fatte scendere dal campanile: la più grande aveva un altezza superiore a 2 metri, le altre due erano di dimensioni minori. Si dovette consegnare anche il bestiame da macello . Ogni contadino aveva un determinato quantitativo di carne da consegnare ogni mese al cosiddetto “ raduno“ che si svolgeva una mattina alla settimana a Basilicagoiano, nel lato Est del sagrato sopraelevato della chiesa, in via Giovanni XXIII. Sono ancora presenti gli anelli ai quali si legavano gli animali. L’annonaria aveva istituito l’anagrafe bovina. In caso di morte di un vitello durante il parto o nei primi giorni di vita, il capofamiglia aveva l’obbligo di denunciare l’evento entro le 48 ore successive. Poi si arrivò anche alla consegna di un quantitativo di legna che doveva servire al riscaldamento dei locali pubblici, come scuole ed uffici comunali. Nell’autunno del 1944 i tedeschi, che avevano anche mezzi leggeri trainati da cavalli, istituirono pure il raduno del fieno: a Basilicagoiano erano visibili alcuni depositi di fieno presso la casa del cantoniere provinciale . Un discorso a parte e molto importante merita il settore dei cereali per uso alimentare umano. Infatti, già dai primi anni di guerra, venne istituito per chi non era produttore di grano, il tesseramento del pane. Credo di non errare : erano necessari per un giorno : 200 gr di pane per gli adulti e 120/130 gr per i bambini. Ognuno era munito di una tessera con i bollini . Per i produttori di grano fino al 1942 non esisteva nessun controllo. Si verificarono però già in questi anni numerosi casi di “mercato nero “ : un quintale di frumento consegnato all’ammasso valeva 4.000/5.000 lire, ma era risaputo che, chi aveva necessità di mangiare, era costretto a pagarlo 15/20.000 lire. Le autorità, per eliminare questo sopruso e per avere a disposizione le eccedenze di produzione, nella primavera del ’43 stabilirono un primo controllo. All’inizio di aprile venne da noi una guardia comunale la quale stabilì che, alla nostra famiglia di dieci persone, per arrivare alla prossima trebbiatura di fine giugno, bastava un certo quantitativo di frumento. Mio padre accettò, anche se non si aveva ancora esperienza in materia. I calcoli risultarono sbagliati. Si faceva il pane in casa e si cuoceva nel proprio forno circa una volta alla settimana. Il frumento venne a mancare per due settimane. Per la prima sfornata si usò la farina di segale e si produsse un pane che non si poteva mangiare. Le successive sfornate furono di farina di orzo mischiate a patate cotte e questo pane risultò più morbido. Un vicino di casa che aveva trebbiato una settimana prima, ci prestò un mezzo minon di frumento (20/25 Kg). Per la trebbiatura degli anni ‘43 e ‘44 l’annonaria stabilì la presenza di un controllore abilitato con l’obbligo di lasciare, in ogni famiglia, un quantitativo pari a Kg 200 per ogni adulto e Kg 120 per ogni bambino inferiore ai 14 anni . Il pane che si cuoceva per la famiglia non poteva essere bianco, ma doveva contenere la crusca : era quindi “pane integrale “.
Per la trebbiatura del 1944 non esisteva più la possibilità di trovare il carburante “nafta pesante” per il funzionamento del Landini. Si dovette così ricorrere alla macchina a vapore trainata da una coppia di bovini da tiro ( buoi o mucche ) e il cui funzionamento veniva alimentato con legna presente in azienda. Mancò anche il carburante (petrolio) per far funzionare un motore a scoppio che serviva per il sollevamento di acqua per irrigazione: per quasi due anni il pozzo fu inutilizzato.
Per quanto riguarda i pericoli in cui si incorreva a transitare per le strade, ho dei ricordi molto nitidi! Il primo sganciamento, penso accidentale, avvenne il martedì di Carnevale 1943. La maestra di quarta elementare ci aveva invitato ad assistere nel pomeriggio alla proiezione di un film comico nel cinema di Basilicagoiano. Durante la proiezione un fortissimo boato squassò il salone provocando molto spavento tra i ragazzi; si seppe che un aviatore solitario aveva sganciato due ordigni, chiamati da tutti “siluri” , nel greto del torrente Enza senza causare danni. Forse si era trattato di un avaria. Una ragazza di IV° elementare abitante alla Covazza ne fu talmente spaventata che abbandonò la scuola, interrompendo così l’anno scolastico. Dopo questo episodio le bambine provenienti dalla zona di Tripoli facevano molte assenze nel timore di incursioni aeree. Avvenivano spesso anche “spezzonamenti notturni” da parte di un pilota solitario chiamato Pippo. Siccome vigeva l’oscuramento, si era obbligati a chiudere porte e finestre in modo che non si potessero vedere luci dall’alto. Avvennero in quel tempo due spezzonamenti notturni, uno a S. Anna e uno nel podere Morzola dei Serviti con danni ai fabbricati. Un episodio veramente terrificante avvenne negli ultimi mesi di guerra. Eravamo rimasti in due scolari per delle lezioni preparatorie pomeridiane all’ammissione alla scuola media. La nostra aula era rivolta con le finestre verso Sud, dalle quali si vedeva distintamente lo stabilimento Valparma e la sua ciminiera. Vedemmo uno stormo di bombardieri che arrivava a bassa quota e corremmo a rifugiarci in un ripostiglio che fungeva da cantina. Subito un possente boato sembrò far vacillare il fabbricato . Quando tornammo nell’aula trovammo tutti i vetri delle grandi finestre frantumati sui banchi dove dieci minuti prima eravamo seduti.
I BOMBARDAMENTI SUL PONTE DELL’ENZA, della via Emilia e della provinciale Parma- Montecchio. Costruzione dei ponti precari e loro distruzione l’ultimo giorno di guerra presso il ponte di Montecchio.
Verso la fine del 1943, i due ponti sull’Enza per S. Ilario e per Montecchio erano intransitabili, per la distruzione di due arcate nel primo e di un’ arcata nel secondo. Furono tanti i bombardamenti susseguitisi : al Moro, il magazzino del consorzio agrario fu raso al suolo, mentre invece la statua ( di S. Giovanni Nepomuceno) nonostante le tante schegge resse egregiamente . Nella primavera del 1944 i tedeschi mobilitarono tutte le forze giovani e meno giovani della TOT per costruire due ponti sull’Enza, in sostituzione di quelli distrutti. Il primo venne costruito a circa un Km a Sud della via Emilia. Sembrava solido, durò tutta l’estate, ma alla fine di ottobre una grossa piena del fiume lo spazzò via. Il secondo venne costruito in prosecuzione della via “Resga Enza “ ed ebbi modo di seguirne i lavori perché ogni giorno portavo il latte alla latteria “Val d’Enza”. Venne allargata tutta la via Resga Enza, compreso il ponte sul canale della Spelta dall’ingresso del fiume sino a 50 m dalla sponda reggiana. Furono costruite 4 o 5 arcate in muratura solida dell’altezza di circa 2 m con sovrastante getto di cemento . I calcoli erano stati però troppo ottimistici: la piena di ottobre portò via tutta la strada sopraelevata e tutto il getto di cemento armato; rimasero soltanto, a ricordo dell’opera, i 5 o 6 monconi di muro di sostegno del ponte. Insoddisfatti dell’accaduto i tedeschi vollero costruirne un altro, però tutto in legno , a circa 100 m più a monte del primo, a servizio della via Emilia. Usarono però una tecnica destinata a dare risultati diversi. Piantarono enormi palafitte nel fiume, protette da solidi gabbioni. Tutta la corsia dedicata al passaggio ed i sottostanti sostegni erano di legno solidissimo resistente agli agenti atmosferici. Ed il piano di calpestio era fatto in modo da permettere l’aumento del volume del legno durante la stagione delle piogge. Questo ponte sfidò gli ultimi attacchi aerei della primavera 1945 per circa due mesi, poiché fu reso transitabile nel febbraio-marzo. A difesa dai bombardamenti erano state installate lungo gli argini del fiume una ventina di piazzole di artiglieria contraerea . Finita la guerra, le truppe americane piazzarono nel fiume due enormi caterpillar e riempirono di materiale ghiaioso le due arcate distrutte, sino al livello della strada e crearono le protezioni laterali: il traffico poté così riprendere regolarmente. Peggior sorte toccò invece al ponte di Montecchio che venne reso transitabile solo nel 1946 . Nel frattempo funzionava un ponticello provvisorio di legno, agibile però quando l’acqua del fiume era scarsa. Il ponte di legno a sud della via Emilia venne demolito nel 1945-46 e la ditta che intraprese l’opera di recupero dei materiali impiegò parecchio tempo a causa della eccessiva solidità del manufatto.
LA MANNA CADUTA DAL CIELO - Un fatto che le persone anziane ricordano lucidamente avvenne la mattina del 24 aprile 1945. Una colonna di tedeschi in ritirata, proveniente dal reggiano, attraversò l’Enza appena a valle del ponte inagibile. Vi erano anche una ventina di robusti cavalli che, appaiati, trasportavano materiali con veicoli a quattro ruote che noi chiamavamo “i carrettoni”. Furono sorpresi dai caccia americani verso mezzogiorno nel terreno a nord della strada provinciale, tra il fiume e il cosiddetto “Montirone”. Fu una carneficina. Finita l’incursione aerea vi erano stesi nel campo circa una ventina di cavalli, tutti morti. Erano le ultime ore di guerra e gli attacchi aerei cessarono. La popolazione di Montecchio, Montechiarugolo e dintorni, abituata negli ultimi mesi alla scarsità di cibo, pensò che fosse una buona occasione per fare provvista di carne. Iniziò una processione che si protrasse per oltre due giorni: la gente arrivava con una carriola, un carretto o una semplice bicicletta e si metteva a squartare gli animali sezionando cosciotti, lombi , spalle e tutte le parti migliori degli sfortunati cavalli. In questi due giorni fu una manna dal cielo che gli abitanti ricordano ancora. Alla fine rimasero tutte le carcasse comprese le teste e le interiora che furono prontamente sotterrate. Per circa una decina d’anni si poterono osservare nel “campo dei cavalli “ delle chiazze di grano e di foraggio che avevano un colore verde molto intenso, frutto della concimazione coi resti degli animali.
L’ULTIMO EPISODIO che ricordo si riferisce al 24 aprile ’45, penultimo giorno di guerra. Alle 6,30 del mattino arrivò a casa nostra un gruppo di graduati tedeschi che si definì “il comando”. Erano accompagnati dall’interprete e fecero capire che avevano bisogno di dormire, possibilmente in un letto. Mio padre mise a disposizione la sua camera, con il letto matrimoniale e il mio singolo. In tre si accomodarono in camera, mentre gli altri si misero a riposare sul fieno sotto il portico. Misero un soldato di sentinella e piazzarono una radio ricevente. Si seppe poi che un altro gruppo si era fermato nel podere “Casa nuova”, abitato dalla famiglia Borra, e che avevano sepolto un soldato morto lungo l’argine della Spelta. Verso sera tolsero il campo e partirono per Parma. Dopo meno di un’ ora però vennero rimpiazzati da una colonna di oltre venti automezzi della Croce Rossa. Forse vedendo un ampio cortile, in parte protetto da piante, ritennero il luogo adatto per una loro sosta. Issarono subito sul tetto un grosso tendone colla Croce Rossa, mandarono tutti noi a letto e, nella spaziosa cucina munita di un grande tavolo, cominciarono a scaricare i feriti effettuando medicazioni e qualche piccolo intervento. Per un po’ si sentì una forte agitazione accompagnata dai lamenti dei feriti, poi tutto tacque. Alle prime luci del giorno la colonna era già in assetto di partenza . Furono persone rispettose dell’ambiente e lasciarono tutto in ordine senza alcun danno. Dopo l’alba si cominciò a sentire “ il campanone” della Rocca di Montecchio e le campane dei paesi vicini che annunciavano la fine della guerra.
IL SOLDATO TEDESCO, sepolto provvisoriamente lungo il canale, trovò onorata sepoltura a spese del comune nel cimitero di Basilicagoiano. La sua tomba era collocata a sinistra, a pochi metri dall’ingresso del cimitero, munita di una croce di ferro e molte persone, che venivano a far visita ai loro cari, si fermavano per una preghiera o per deporre un fiore. Dopo qualche anno venne la moglie (il soldato si chiamava Heinz Eulering ed aveva trent’anni al momento della morte) la quale, vedendo la cura che era stata riservata alla tomba del marito, abbandonò l’idea di riportare i resti in patria. Tutto questo sta a confermare il celebre detto che suona così “ oltre la morte non vive ira nemica”. Quando si trattò di riesumare i resti mortali per scadenza dei termini, si verificò un altro episodio ammirevole di carità cristiana: un gruppo di tre signore anziane acquistò dal comune un piccolo avello dove furono posti i resti del soldato tedesco. Nella piccola lapide oltre alle generalità del defunto si legge una dedica veramente toccante “dove l’odio vede solo nemici l’amore trova solo fratelli “. Voglia Iddio che questi sentimenti di grande umanità possano tornare ad albergare nel cuore degli uomini che ora seminano il terrore e la morte.
LO SPARO NELLA NOTTE – Durante l’ inverno del primo anno di guerra, una forte nevicata aveva prodotto la rottura di molte linee elettriche lasciando senza elettricità la frazione di s. Geminiano per oltre 15 giorni. Fortunatamente allora l’energia elettrica aveva quasi esclusivamente la funzione di alimentare gli impianti di illuminazione; infatti al mancare dell’energia si diceva “ è andata via la luce “. In quelle sere, la famiglia Mazzoni aveva recuperato le lucerne e si apprestava ad andare a letto, ma giunti in camera si scoprì che sul letto il gatto aveva lasciato uno spiacevole ricordo. Mentre padre e figlio si coricavano, la madre posò la lucerna sul comodino, raccolse la coperta e scese le scale per dare una prima ripulita. Nel frattempo la lucerna cominciò a scaldare la cartucciera che il padre teneva appesa sul comodino. Improvvisamente si udì uno scoppio e una pioggia di pallini ricadde su padre e ragazzo, fortunatamente senza altri danni che un terribile spavento.
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Data creazioneGiovedì, 29 Aprile 2021
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Ultima modificaVenerdì, 07 Giugno 2024