Elenco delle storie
IRENE BOCCHI DA MONTECHIARUGOLO
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da Montechiarugolo
MEMORIA DI IRENE BOCCHI Classe 1917 (Montechiarugolo)
Irene, a cosa giocavate quando eravate piccoli?
Saltavamo alla corda, andavamo sull’altalena, giocavamo a palla, a nascondino e a mosca cieca. Con l’inverno si restava in casa, e, appena grandicella, lavoravo ai ferri, all’uncinetto e soprattutto al ricamo.
E gli adulti ?
A Natale si giocava a tombola, e nelle sere d’inverno, a briscola o a dama.
I genitori erano severi ?
Non mi hanno mai picchiata, ma sgridate e castighi non sono mancati.
Ricordi della guerra?
Mi ricordo di un episodio durante la guerra : da Borgo del Naviglio ( Parma) sparavano verso casa nostra, perché la famiglia era fascista, e noi bambini ci divertivamo a guardare dalle fessure delle persiane. Quasi alla fine della guerra, un tedesco ha puntato il fucile contro me ed Egidio, allora mio fidanzato, e ci ha salvato Anna, sorella piccola di Egidio, che si è parata davanti al fratello. Ricordo molto bene i bombardamenti del ponte di Montecchio che, trovandosi a poche centinaia di metri da casa, ci terrorizzavano. A fine guerra sono rimaste bombe inesplose che sono state fatte brillare negli anni Cinquanta e ricordo anche che si sono dovuti chiudere molti crateri di bombe esplose nei nostri campi. In quel tempo era tanta la fame e la povertà che rubavano i pali delle viti per riscaldarsi e in alcuni campi era stato falciato e portato via del frumento ancora verde.
L’immagine si riferisce alla trebbiatura che si svolgeva nel cortile della casa.
Noi raccoglievamo anche i ramoscelli per fare le fascine; per l’erba si rastrellavano anche i fossi e dell’albero di mele non se ne lasciava a terra nemmeno una.
Come ci si riforniva di generi di prima necessità?
In paese a Montechiarugolo c’era un solo negozio che vendeva dagli aghi alla pasta, dalle aspirine alle sigarette. Al forno portavamo una pentola di farina e ci rendevano 20 Kg di pane. Nell’orto di casa coltivavamo molte verze, cipolle e patate, cibi che duravano anche per l’inverno. Per annaffiare i campi non c’erano canali ma avevamo il pozzo sia per la bassa che per i campi in alto. Nel dopoguerra si vedeva di tanto in tanto il gelataio, forse anche il fornaio e più raramente l’arrotino.
Ricorda qualcosa del passaggio degli zingari?
Ricordo che gli zingari si accampavano sulla sponda dell’Enza e venivano a prendere l’acqua dal pozzo; di solito chiedevano un poco di vino e di pane. Da noi non hanno mai rubato niente o dato fastidi.
Quali erano le malattie più diffuse e come ci si curava?
Le malattie a quel tempo erano tante per le persone e le bestie. Per i bambini era diffusa la difterite, il tetano e la poliomielite; per gli animali l’afta epizootica. Per il raffreddore e l’influenza si ricorreva al vin brulé per gli adulti e al latte col miele per i bambini.
Qualche altro ricordo particolare?
Ricordo che quando il temporale pareva portare la grandine si correva a prendere il rametto d’ulivo benedetto e lo si bruciava sotto il portico. Per i bambini invece il fuoco più divertente era la bruciatura delle stoppie e i falò di carnevale. Dei tempi andati si rimpiange la tranquillità; oggi guardando la TV viene l’angoscia.
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Data creazioneMartedì, 02 Giugno 2020
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Ultima modificaLunedì, 18 Settembre 2023