L’agricoltura nel XV° secolo – In questo periodo sono molte le nuove colture nelle nostre terre. Viene introdotto il gelso per l’alimentazione dei bachi da seta; si coltiva il riso, poi proibito dai Farnese probabilmente perché collegato alla malaria. Arriva poi il granoturco da alcuni osteggiato perché smagriva i terreni; alcuni medici inoltre lo ritenevano dannoso alla salute, cosa peraltro probabile in condizioni di scarsa essiccazione. Del patrimonio bovino si dice fossero presenti due razze: una dal pelo bianchiccio detta “Chiarelli”, l’altra dal manto rossastro detta “Ruffi”. In questo periodo in Europa si coltivava già la patata, ma nelle nostre campagne arrivò qualche secolo dopo.
Attrezzi in uso nelle campagne del 1700 - Le tavole seguenti sono tratte dalla “ Storia di Parma”, ma una di queste figura nella pubblicazione di Enrico Dall’Olio “ Tradizioni parmigiane”. Nel capitolo dedicato alla viticoltura troviamo la foto di una torretta di guardia, che generalmente si trovava nella parte alta della vigna e serviva come posto di sorveglianza nei periodi prossimi alla vendemmia. Questa usanza si è mantenuta anche in tempi ben più recenti. Giorgio Ferrarini ricorda che da ragazzo (1940) era incaricato di sorvegliare la vigna dei genitori da una capanna costruita con le cannette. Nelle tavole notiamo che la legenda degli attrezzi è in un italiano arcaico e alcune definizioni, ad esempio la “navazza sopra la lessa”, appartengono sicuramente all’area collinare.
IL CONTRATTO DI MEZZADRIA E LA MORALE - Piuttosto strane possono apparire oggi le regole di condotta morale che imponevano al mezzadro una serie di linee comportamentali. Al riguardo riportiamo parte di un contratto del vicino territorio di San Polo, risalente al 1700: “non sarà permesso al mezzadro ne a niuno della sua famiglia veruna sorte di bagordo, anche solamente di suono di strumenti d’allegria, molto meno coltivare, permettere in sua casa amoreggiamenti, né amicizie anche solamente sospette, né sarà permesso lasciare andare le putte (figlie non maritate) a balli o festini cosiddetti, né in pubblico né in privato… Nei giorni di festa non sarà permesso fare sorta veruna di lavoro, … e che in tali giorni siano puntuali ad intervenire alle sacre funzioni… “