Si narra che attorno al 1600 a Montechiarugolo vivesse una fata di nome Bema, ragazza molto bella e dotata di capacità divinatorie. Di questa favola narra appunto il romanzo del 1874 "La fata di Montechiarugolo" di Antonio Cavagnari, ripresa poi con più leggerezza nel 1994 da Vittorio Barbieri con il libro intitolato “Montechiarugolo un fantasma gentile”. Come fatto storico che ha dato vita alla leggenda, “sembra” che effettivamente al tempo in cui governava Pomponio Torelli, fosse presente in paese una giovane e bella zingara, che secondo l'usanza del tempo, prediceva il futuro. Si racconta che nel 1547 il Duca Ranuccio Farnese, invitato dal conte Torelli per una battuta di caccia, transitando per la piazza di Montechiarugolo in festa, notò l’avvenente zingara che stava predicendo il tragico futuro al giovane Pio Torelli, figlio di Pomponio. Ranuccio, superstizioso e diffidente, decise che quella indovina doveva essere imprigionata e giustiziata per evitarne i malefici. Emessa la sentenza la Bema venne tradotta nelle carceri di Parma per essere poi giustiziata, ma a chi ama le favole non rimane che leggere le 60 pagine del Barbieri e scoprire forse un lieto fine.