Elenco delle storie
MONTECHIARUGOLO PRIMO TRICOLORE D'ITALIA
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Periodo StoricoDa Napoleone al Regno d'Italia
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Argomento storicoNapoleone e il periodo repubblicano dal 1796 al 1805
MONTECHIARUGOLO: II primo tricolore d'Italia. La battaglia di Montechiarugolo, dal punto di vista militare, era stato un evento piuttosto modesto e, seppure portato avanti coraggiosamente dai reggiani, si era svolto sotto la copertura francese per non esporre troppo la municipalità di Reggio Emilia. Ben diversa fu la scelta di Napoleone e delle autorità francesi che enfatizzarono l’evento tributando onori e gloria alle truppe reggiane, perché questa esaltazione dello spirito libertario e rivoluzionario della città di Reggio Emilia poteva e doveva costituire un punto di partenza per l’insurrezione di altre città e la futura creazione della Repubblica Cispadana. Il 4 ottobre Napoleone dichiarò la sospensione dell'armistizio col Duca di Modena e si preparò ad invaderne il territorio. Montechiarugolo aveva fatto da sfondo ad un evento che, grazie all’impegno e perizia del Podestà Vincenzi, non si trasformò in tragedia per molti militari e cittadini comuni. Il nostro borgo non ebbe solo un ruolo di comparsa, ma anche un briciolo d'onore, perché, come riconoscimento, Napoleone fece dono ai reggiani di 500 fucili e 4 cannoni e a noi di uno stendardo tricolore con la scritta “ Montechiarugolo “. Di questo stendardo col nome del nostro capoluogo si persero le tracce nel 1799, quando, al rientro in Reggio degli Austriaci, il parroco Don Artoni nascose lo stendardo così bene che non fu mai più ritrovato. Forse perché quella di Montechiarugolo era scomparsa, o forse ( si perdoni la battuta ) per compensare il furto di paternità del formaggio parmigiano, l’onore della prima bandiera tricolore fu attribuito allo stendardo della Repubblica Cispadana costituita a Reggio Emilia, nel congresso tenuto il 7 gennaio 1797 nella sala municipale che poi diverrà Sala Tricolore.
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La Repubblica Cispadana comprendeva la Lombardia e l’Emilia Romagna, Parma esclusa.
LA NUOVA AMMINISTRAZIONE E L'EVOLUZIONE AGRARIA DAL SETTECENTO ALL'OTTOCENTO
Con la morte di Ferdinando di Borbone il Ducato di Parma e Piacenza passò all'amministrazione francese, che ne affidò il governo al ministro Moreau de Saint-Méry, il quale ebbe il merito di avviare varie ed importanti riforme.
Il concetto d "égalité", pilastro della Rivoluzione, fu applicato anche a Parma: il popolo, la nobiltà e il clero ebbero gli stessi diritti.
Il 3 giugno 1805 vennero aboliti i diritti feudali e i conventi, i cui beni passarono al Demanio. Con questa disposizione nel nostro territorio vennero chiusi il Convento di Santa Felicola, il Convento di Santa Maria delle Grazie e altri minori.
Fu introdotta la leva obbligatoria e furono riformate la giustizia e l'amministrazione statale.
E' difficile stabilire un nesso tra l'arrivo dell'amministrazione francese e l'evoluzione dell'agricoltura, ma l'abolizione degli ordini religiosi le cui terre passarono allo Stato che le vendette a privati, portò molti proprietari di poderi a ricercare una maggiore efficienza per ottenere guadagni più cospicui.
L'allevamento bovino, passato rapidamente da pascolo a stabulazione fissa, ebbe come conseguenza:
- La costruzione di stalle e di edifici abitativi per i contadini
-La disponibilità di terreni utilizzabili per prodotti da semina
-L'aumento di manodopera per le nuove colture.
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Data creazioneDomenica, 22 Marzo 2020
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Ultima modificaGiovedì, 06 Giugno 2024