Elenco delle storie
PAOLA CORRADI DA BASILICANOVA
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da Basilicanova
INTERVISTA MEMORIA DI PAOLA CORRADI (BASILICANOVA)
ai genitori GIUSEPPE (1926) e CAROLINA DALL’ORTO (1927)
Quali giochi ricordate ?
- Il furlon, era costituito da un osso di maiale, bucato, nel quale si infilavano due corde che tenute alle estremità veniva fatto girare come avvitamento, poi, rilasciandolo, ruotava.
- I sassolini
- Il cerchio
- Le bambole di pezza e di stracci: le gambe e le braccia erano fatte con dei bastoncini, il corpo e la testa con stracci, i capelli erano i ciuffi delle pannocchie ; le pezze si chiedevano alle sarte. Spesso anche le palle erano fatte di stracci.
- Strisce di foglie cucite con gli stecchini.
I genitori erano severi?
Certo e spesso volavano gli scapaccioni o, peggio, per i maschi, le cinghiate. Anche le maestre non erano da meno: chi disturbava veniva bacchettato sulle mani o messo in ginocchio dietro la lavagna.
Cosa si faceva nel tempo libero?
Durante l’inverno nel dopocena ci si trasferiva nella stalla, certamente si chiacchierava, ma generalmente non si sprecava il tempo: gli uomini ricoprivano le seggiole, facevano scope, riparavano scarpe o attrezzi agricoli. Le donne filavano, ricamavano o cucivano. A volte però si giocava a carte: briscola, tresette, bestia, bazzica e la buscata con i fagioli per segnare i punti. Nei giorni festivi gli uomini andavano all’osteria. In paese c’erano le osterie di Spadini, Rossi, Sacchi, Bertozzi, Gazza alla Ghiaia, Cantadori alle Case Nuove; Adorni e Iofen alla Piazza. Per le donne le uniche uscite erano per la messa o per il vespro.
Com’era l’alimentazione? In genere il pranzo dei poveri era costituito dalla minestra di verdura con il lardo. La pasta era sempre fatta in casa e le tagliatelle erano il formato più comune; nei giorni di festa si preparavano le farfalle. Per la cena, spesso si serviva la polenta condita con il soffritto, oppure la zuppa. Il ceto medio si permetteva una pietanza base di radicchi, patate e, a volte, se si uccideva il maiale, un po’ di salume. Non si mangiavano però i prosciutti che si vendevano e il ricavato serviva per l’acquisto del maialino. I ricchi si nutrivano in modo più vario e spesso mangiavano carne. Si permettevano anche il caffè; le servette lo portavano a letto alle padrone.
Nell’orto in inverno si raccoglievano solo le verze. D’estate: patate, insalata, radicchi, ravanelli, zucchine, cipolle, ceci, piselli, fagioli ( che si facevano essiccare per l’inverno). Le uova (per chi aveva le galline) erano conservate per l’inverno, periodo nel quale la produzione era molto scarsa.
Dove avvenivano gli acquisti? I cittadini si recavano dai contadini per comprare uva, patate, cipolle e uova. Questo avveniva soprattutto durante la guerra. Nei negozi alimentari i contadini compravano solo quei pochi prodotti che non potevano ricavare dai campi o dall’orto: riso, olio, zucchero. I negozi di generi alimentari erano abbastanza numerosi. Generalmente i gestori delle osterie vendevano anche i generi alimentari : Spadini, Sacchi ( che aveva anche la tabaccheria), Bertozzi, Gazza ( che aveva anche il forno) e Cantadori. Rossi invece aveva la macelleria e il telefono pubblico. Alla Piazza c’erano Iofén e Adorni. I giornali si compravano in posta. Le copie, che arrivavano con la corriera, erano pochissime ( la Domenica del corriere, la Stampa, Il Corriere Emiliano, Il calcio Illustrato) e solo alcuni benestanti potevano comprarli, ma non tutti i giorni. Durante la guerra si compravano più spesso per avere notizie, dato che pochi avevano le radio.
C’erano vari venditori ambulanti che andavano di casa in casa. Gennari e Salvini si spostavano con cavallo e biroccio per vendere generi alimentari. Il lattaio, in bicicletta, trainava un carretto sul quale teneva il capiron e un poco di frutta. Dai paesi del Po venivano persone a vendere rane e pesci. Passavano poi i seggiolai a ricoprire le sedie, il moléta ad affilare i coltelli, lo straccivendolo a raccogliere gli stracci e le pelli di coniglio. C’erano i merciai che vendevano stoffe e chincaglierie. Da Panocchia veniva un merciaio con una carretta a vendere aghi, filo, spolette … ed era soprannominato Cara di Dio ( o forse Carro di Dio ) perché raccoglieva di tutto, a volte anche senza chiederlo. Ogni tanto in piazza veniva un certo Ligabue, un grossista di stoffe, che aveva prezzi molto vantaggiosi. Per attirare i clienti si annunciava con un altoparlante.
Ricordi del Fascismo e della guerra? Nel 1930 il Podestà aveva istituito la colonia estiva, con sede a Montechiarugolo, presso la scuola elementare. I bambini erano seguiti dalle maestre che tutti i giorni li portavano nell’Enza per giocare e prendere il sole.
Quando fu inaugurata la Casa del Fascio, credo nel 1939, vista la partecipazione di importanti dirigenti del partito, tutti i proprietari degli edifici del centro furono obbligati a tinteggiare le facciate, naturalmente a loro spese. Durante la guerra la Casa del Fascio subì un attentato: venne piazzata una bomba all’ingresso e una parte dell’edificio crollò, causando la morte di una persona che stava di guardia. Buona parte dei vetri delle abitazioni del centro andarono in frantumi. Lo spavento della popolazione fu enorme.
Durante la guerra ricordo un fatto molto grave. Era il giorno di Pasquetta e l’autista dei signori Giovanardi stava rientrando alla villa con una coppia di amici dei padroni che erano stati invitati a pranzo. Un aereo aveva individuato e seguito l’auto che, vicino al mulino e quindi a pochi metri dalla villa, fu mitragliata e i tre occupanti morirono. Anche la moglie del mugnaio fu gravemente ferita e venne trasportata all’ospedale su un carretto.
Durante la guerra di notte bisognava sigillare le finestre per non lasciare filtrare la luce che avrebbe attirato il famigerato Pippo. Una sera molto tardi avevo ancora la luce accesa ed evidentemente la finestra non era ben protetta perché sentii gridare nel cortile: un tedesco intimava in modo minaccioso di spegnere la luce! Così oltre alla sgridata del tedesco, presi un'altra bella lavata di capo dai miei genitori!
Dopo la guerra, coloro che avevano militato nel partito fascista e che si erano comportati come i padroni del paese, si videro costretti a trasferirsi o a nascondersi per la paura di vendette. Le donne più intransigenti furono rapate dai partigiani.
Com’erano i rapporti con gli Zingari e quali erano i furti più frequenti? Gli zingari venivano periodicamente ad accamparsi con le loro carovane trainate da cavalli. Spesso rubavano la biancheria e le galline. I genitori raccomandavano ai bambini di non allontanarsi da casa quando c’erano gli zingari in giro. All’inizio degli anni Sessanta alcune famiglie di zingari si erano accampate sul sagrato della chiesa ( probabilmente ingannando il parroco circa la loro nazionalità) ed erano rimaste per circa due settimane, causando disagi ai passanti e ai fedeli. Gli uomini avevano lunghe macchine e vestivano elegantemente, le donne e i bambini erano sporchi e trasandati.
I furti nella zona, si limitavano generalmente alla frutta e alle galline. Non si sono mai verificati nelle case, solo qualche volta nelle tabaccherie.
Com’erano i rapporti in Famiglia? Le famiglie generalmente erano molto numerose, dovevano convivere nonni, genitori, fratelli, sorelle, cognati e cognate. Il capofamiglia era il “rezdor” che comandava su tutti, prendeva le decisioni importanti e teneva i soldi. Spesso i giovani si sposavano, anche senza troppa convinzione, per uscire di casa. I bambini cenavano prima degli altri e andavano a letto, per non disturbare gli adulti. Per le pulizie di casa e per i piatti le donne facevano i turni, mentre la “rezdora” pensava a preparare i pasti. Tutte insieme però facevano il bucato, lavoro molto lungo e faticoso ( in genere verso San Martino e Carnevale ). Per risciacquare si andava nei canali.
Come vi recavate a scuola?
Si andava a scuola a piedi, percorrendo alcuni chilometri anche due volte al giorno, ma si stava a casa il giovedì. I benestanti avevano la bicicletta. I bambini della Piazza, dopo la terza, dovevano andare a Basilicanova, dove confluivano anche quelli di Marano ( sempre per la quarta e la quinta).
E dopo la scuola?
Dopo le elementari i ragazzi iniziavano a lavorare, prima come aiutanti della famiglia o come garzoni, poi verso i tredici anni iniziava il lavoro vero e proprio. Gli uomini, a parte alcuni artigiani, commercianti, proprietari terrieri e mezzadri, generalmente lavoravano come braccianti agricoli, vaccari, muratori, operai delle fabbriche di pomodoro o in fornace. Le donne lavoravano a giornata nei campi, o coltivavano una biolca di pomodoro a cottimo ( portandosi i bambini piccoli in una cassetta) oppure come stagionali in fabbrica o in fornace. C’erano poi le sarte, le magliaie e le camiciaie che lavoravano in casa.
Quali erano le malattie più temute?
Le malattie più temute erano la TBC, la difterite, la poliomielite, la polmonite. Con l’influenza si stava a letto vari giorni, anche se si era sfebbrati, per evitare le ricadute. I rimedi più comuni erano una pappina di crusca bollente sul petto per la tosse, il vin brulè per il raffreddore. Per acquistare i medicinali si andava alla farmacia di Marano.
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Data creazioneMercoledì, 03 Giugno 2020
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Ultima modificaGiovedì, 06 Giugno 2024