Elenco delle storie
RAZIONAMENTO DURANTE E DOPO LA GUERRA
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLa Seconda Guerra Mondiale
RAZIONAMENTI E FAME DURANTE E DOPO LA II° GUERRA MONDIALE - Nel nostro comune la fame non è mai mancata. Da note storiche risulta che per tutto il Settecento e l'Ottocento quest’area era decisamente povera di risorse e, di conseguenza, anche gli abitanti erano poveri. A fine Ottocento e nel primo Novecento la causa primaria delle agitazioni sociali era facilmente riconducibile all'indigenza della classe operaia: i contadini che lavoravano a giornata, spesso erano disoccupati per quasi metà dell’anno.
Razionamenti e mercato nero – La scarsità di risorse alimentari, dovuta sia alla ridotta disponibilità di manodopera nelle campagne in quanto gli uomini erano impegnati in guerra, sia per il mantenimento dei militari tedeschi, portò l’autorità nazionale ad instaurare il razionamento dei generi alimentari. Per il grano e l’orzo si effettuava un censimento della produzione: in un apposito modulo, il trebbiatore dichiarava dove aveva trebbiato e quale era il peso del prodotto.
Ma non ci si limitava al raccolto primario: era infatti regolamentata anche la spigolatura ( raccolta delle spighe sul campo rimaste dopo il prelevamento dei covoni ). Quest’attività era a volte gestita direttamente dal contadino; in altri casi erano le donne che raccoglievano col permesso del proprietario. Ebbene anche per quest’attività, il Comune doveva rilasciare un permesso allo spigolatore, autorizzare il trebbiatore e ricevere la denuncia di quanto raccolto, qualche decina di chilogrammi per ogni spigolatore.
Documento di richiesta dell' autorizzazione alla spigolatura ( in bianco ) e bollettino di trebbiatura dello spigolato.
Il grano veniva requisito per poi fornirlo, in quote calcolate, per il sostentamento dei contadini e la semina successiva; il restante ammassato veniva poi fornito ai mugnai e da questi ai fornai. Ad esempio nel 1941, veniva fissata in 250 gr la quantità di pane giornaliera per un adulto, ma le cose continuarono a peggiorare e, nel '42, questa quantità venne ridotta a 150 gr. Anche per il bestiame si procedeva annualmente al censimento dei capi esistenti per ogni allevatore e poi si disponeva il conferimento. Il documento seguente si riferisce ad alcuni inadempienti a tale obbligo:
L’acquisto dei generi razionati veniva gestito attraverso carte annonarie e bollini, forniti dalle autorità locali e con questi si aveva il diritto all’acquisto di beni a prezzi ufficiali.
Questa pratica risulta abolita dal I° di agosto, tramite telegramma del 22 luglio spedito dal Ministro ai sindaci. Naturalmente esisteva un altro metodo d’acquisto, il mercato nero, perseguito dalla legge, ma comunque fortemente praticato. In genere contadini o affaristi che disponevano di alimenti o altre merci non reperibili sul mercato ufficiale, fornivano questi beni a prezzi molto superiori; chi ne aveva un assoluto bisogno, non aveva altre alternative.
La trebbiatura con la bicicletta - Come accennato, in teoria anche chi produceva il grano non poteva nasconderne una parte, perché controllato in fase di trebbiatura, (controllato in più da uno stuolo di spie). Ciononostante, molti riuscivano a realizzare piccole trebbiature di frodo, chi rubando covoni, chi nascondendoli alla trebbiatura ufficiale. Un metodo ingegnoso consisteva nel mettere una bicicletta (in luogo decisamente appartato) su un cavalletto con la ruota posteriore alzata, quindi uno pedalava velocemente, un altro puntava il covone con le spighe versi i raggi, e gli dava così una spuntatina, poi rimetteva il covone con gli altri per la trebbiatura ufficiale.
La disoccupazione- In questo quadro di fame si potrebbe pensare ad elevati livelli di disoccupazione, ma, da statistiche ufficiali, risulta che nei vari mesi del 1944 i disoccupati di industria commercio e agricoltura non superavano mai le 10 unità; nel 1945,le stesse statistiche variavano di mese in mese, dalle 20 alle 40 unità. Ammesso che i dati fossero attendibili, la grande massa di uomini impegnati sotto le armi rendeva improbabile gl’alti livelli di disoccupazione.
La fame Il pane fatto con l’aggiunta delle patate –L’impossibilità di produrre il normale pane fatto di sola farina di grano portarono a diversi tentativi dai risultati pessimi, quali l’immangiabile pane con farina di segale, poi la soluzione geniale, la miscelazione del normale impasto di farina di grano con le patate cotte, e sembra che il risultato fosse decisamente apprezzabile.
Il sale fatto in casa –La necessità aguzza l’ ingegno. Fu così che si iniziò a produrlo da acque salse ( provenienti dagli scarichi in Enza delle terme di Monticelli ). Il metodo consisteva nella ebollizione sino all’essicazione di queste acque entro bacinelle, paioli o vasche realizzate con lamiere da tetto, i cui bordi venivano ripiegati a formare una specie di vasca. Il prodotto risultante certamente conteneva sale da cucina, oltre ad altri componenti! Per lo più veniva utilizzato direttamente da chi lo produceva, ma in parte era anche venduto a mercato nero, o barattato con farina.
Il gatto – Siamo abituati a guardare al gatto come animale di compagnia, e ne apprezziamo il carattere, o il colore del pelo. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, qualcuno era più attento alle caratteristiche del sottopelo, ovvero della carne. Per questo uno dei borghi di Monticelli … ( e forse altri delle altre frazioni ) era noto come il borgo del gatto veloce.
Il caffè autarchico - Se mancava il pane, figuriamoci il caffè. Alla mancanza di prodotto naturale, si ricorreva alla tostatura di ghiande: naturalmente l’uso per l’espresso era sconsigliato, ma come aggiunta al caffelatte faceva il suo servizio.
Il mezzo vino - Durante il lavoro dei campi, soprattutto nelle stagione estiva, era necessario bere molto. Le donne in genere bevevano acqua ma gli uomini preferivano il mezzo vino. Nei casi migliori questo era ottenuto aggiungendo acqua al normale vino di cantina. In alcuni casi per usare poco vino ma mantenere un certo sapore, in fase di fermentazione del mosto si immetteva nel tino una massa ferrosa, generalmente un puntone dell’aratro, detto “gmera”, che aveva lo scopo di trasferire acidità al vino, consentendo di mantenere un certo sapore, anche se molto diluito. I contadini a volte, dopo aver spillato il vino buono, concedevano le vinacce a qualche amico bisognoso che non poteva permettersi di acquistare l'uva, perché le usasse per produrre il mezzo vino, buttando acqua sulle vinacce e spillandola dopo qualche ora. Ovviamente non vi era limite al peggio, per cui qualcuno reiterava l’operazione producendo il secondo mezzo vino, ottenendo di fatto un' acqua colorata con un vago sapore di vino.
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Data creazioneMartedì, 02 Giugno 2020
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Ultima modificaGiovedì, 25 Aprile 2024