Elenco delle storie
RITA LANZI DA BASILICANOVA
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da Basilicanova
RICORDI DI UN’ULTRA OTTUAGENARIA E SUO FRATELLO (Famiglia LANZI)
Quali giochi da bambini ricordate? Tra i giochi da bambini ricordo che i giocattoli erano fatti in casa, come :
- Le bambole di pezza o i palloni di stracci fatti dalla mamma;
- Il “guindel” si giocava a coppie . Si incrociavano le mani e si girava intorno;
- Lo schioppetto e la fionda;
Come giocavate con gli altri ragazzi ?
- Quando si era in più di due si giocava a tana, o ai quattro cantoni;
- Un gioco era detto del “furlon” si facevano due buchi nell’osso della falange del piede di maiale, si infilava una corda e si faceva girare.
- La lippa ( gerlo) : un pezzo di legno di forma ovale veniva colpito da un bambino con un bastone che serviva da mazza. Il legno volava e gli altri bambini dovevano colpirlo in volo. Era molto pericoloso.
- Le scarpe invernali avevano le borchie e d’inverno si andava a scivolare sul ghiaccio che si formava sulle fosse (quelle per macerare la canapa);
E gli adulti?
In inverno ci si riuniva nella stalla (si diceva andare in veggia ) e, se non avevano dei lavori da fare, gli uomini giocavano a carte, scopa o briscola, le donne adulte facevano la maglia e chiacchieravano.
Qualche tradizione particolare ? In casa nostra c’era un' usanza molto bella. Il 5 Gennaio, all’imbrunire, papà legava della paglia ad una scopa vecchia per poi infilarla in una fascina e le si dava fuoco. Il bambino più grande, seguito da tutti i bambini del luogo, reggeva la fascina in fiamme, correndo intorno agli alberi da frutta e tutti urlavano “Pasqua Bufagna ogni broc una cavagna”.
Sempre alla sera del 5 Gennaio, ci si riuniva nella stalla e i bambini facevano un gioco che piaceva molto. La mamma, che aveva preparato degli enormi tortelli al forno lunghi circa 50 cm, bendava i bambini a turno e questi dovevano accaparrarsi una grossa parte del tortello. Il tortello era posto su una panca nella stalla. Il bambino di turno doveva come prima cosa decidere se voleva la parte destra o sinistra; si piazzava quindi davanti al tortello, poi, bendato, doveva cercare di mirare bene e battere col coltello sul tortello. Naturalmente il suo scopo era lasciare la parte più grossa dal lato che aveva scelto, badando di non esagerare, altrimenti poteva anche mancare il tortello. Qualche volta, prima che si togliesse la benda, gli altri bambini rigiravano il tortello portando la parte più piccola dal lato che era stato scelto, scatenando le risate di tutti.
In quel tempo non eravamo americanizzati, quindi non c’era Halloween, c’era “ Bon dì Bon dì all’us, si mnin di miga av pis intl’us” (buongiorno buongiorno se non me ne date vi piscio sull’uscio). Il primo giorno dell’anno i bambini andavano di casa in casa, cantando questa filastrocca, in cerca di noci, nocciole, mandarini e cose simili.
Le sgridate o le botte erano frequenti ? Erano la norma. I genitori non dovevano essere né contestati né disubbiditi. Se lo facevi le prendevi. Se ti lamentavi che la maestra ti aveva sgridato o picchiato , ne prendevi il doppio.
Proverbi? Tra i proverbi ricordo : - Chera la me nora durisov cme la neva marsarola, chera la me nona durisov vu cme la neva d’avril.
Cosa si mangiava ? I vaccari erano molto poveri e mangiavano sempre polenta. C’era una famiglia di vaccari che faceva una polenta molto tenera, distesa su un tagliere. Spolveravano la polenta con un velo sottilissimo, quasi invisibile, di formaggio, e stendevano un soffritto di cipolla e lardo. Facevano il brodo con il grasso delle galline del padrone e con le budella facevano la trippa (le galline ovviamente le mangiavano i padroni ). I contadini ( padroni ) ovviamente si trattavano meglio: alla domenica mangiavano il manzo, e durante la settimana, almeno una volta, il pollo o il coniglio. Tra i cibi scomparsi ricordo la polenta con farina di castagne. Negli orti c’era meno varietà rispetto ad oggi. In primavera ed estate si producevano : asparagi, piselli, fagioli, radicchi, insalata, rapanelli, verze cavoli, carote, prezzemolo, patate, zucche e un solo tipo di pomodori; in inverno: verze, cipolle, fagioli secchi, patate. Si mangiavano solo verdure di stagione.
Ricorda qualche personalità particolare ? C’erano dei personaggi buffi e famosi nella comunità. Non venivano chiamati col loro nome, ma con soprannomi che ne sottolineavano le peculiarità. Per esempio c’era una nubile attempata che veniva chiamata “la Merden'a” perché si stimava, e, siccome era molto povera, si tingeva i capelli col carbone o col lucido da scarpe.
Cosa compravano i cittadini dai contadini? C’era il bisnonno Enrico Ferrari che portava il latte da Basilicanova a Parma, a piedi con un carretto. In città vendeva il latte sfuso, e ritornava al paese con i rifornimenti per i negozi : pasta, sale, ecc. Girava voce in paese che allungasse il latte con l’acqua dei fossi e le malelingue dicevano che una cliente in città vi avesse trovato dentro un pesce. C’erano ambulanti in bicicletta che andavano dai contadini a comprare uova, pollame e conigli, poi li vendevano in città.
Cosa compravano i contadini? In paese c’erano un ortolano, una tabaccheria, un fornaio, un negozio di alimentari , un’osteria, una macelleria e una merceria. I contadini compravano poco, perché erano autosufficienti per le loro modeste esigenze: zucchero, sale, stoffe, orzo, riso, olio, saracche, tonno e poco altro. Si servivano principalmente da ambulanti.
Ricorda qualcosa del fascismo? Ricordo le brigate nere e mia madre che esortava i figli a non andare in piazza dove c’era la Casa del Fascio perché era pericoloso ( ora c’è la scuola materna). Ricordo il terrore di una notte d’inverno, quando uno squadrone ordinò di aprire la porta. Tutti i bambini si misero a piangere e a urlare disperatamente quando sentirono gli uomini aldilà della porta minacciare di fare una strage. Sentendo i bambini piangere, uno degli uomini disse agli altri : “ Sono solo contadini con tanti bambini, brava gente, andiamo via” . Così se ne andarono. Ma a noi la paura rimase nel cuore.
Si ricorda di furti? C’era un tizio che girava tutta la notte per rubare, portava a casa di tutto, : galline, cocomeri, frutta, ecc. C’era un cacciatore che “pescava i polli” con una lenza e un chicco di granoturco. C’era uno in paese che faceva il vino rubando di notte l’uva dai filari.
Come ricorda gli zingari? Ricordo che andavano per le case per stagnare il rame. Sostavano con la carovana trainata da cavalli vicino a un fosso, lontano dal paese. Lì si approvvigionavano dell’acqua indispensabile per il loro lavoro, per il cavallo e per gli usi domestici. C’era diffidenza nei loro confronti: le mamme mettevano in guardia i figli dicendo che rubavano i bambini.
Come erano gli ambulanti? C’erano molti ambulanti. C’era un tizio che veniva chiamato “Miseria” : passava a prendere pelli di coniglio, ossa di maiale ( già spolpate), trecce di capelli, ferro, ecc. C‘era il sarto che lavorava a casa. C’era il cordaio che faceva le corde col lino e la canapa. C’era ” lo scraner” che faceva le sedie e le rivestiva. C’erano il materassaio e il norcino. Oltre a una misera paga, ricevevano vitto e alloggio, nelle stalle o nei fienili a seconda della stagione. Ma se fumavano non li lasciavano dormire nei fienili o nelle stalle per il rischio d’incendi e dovevano accontentarsi di posti di fortuna.
Com’erano i rapporti in famiglia? Padre padrone e madre serva!
A scuola come ci si andava? A piedi alle elementari, in bicicletta se si facevano le superiori. Un fratello, subito dopo la guerra, dopo le medie fatte in un collegio per orfani, perché costava poco, tutte le mattine andava a Parma e tornava in bicicletta , per tutto il periodo delle superiori. Periodo che ricorda con tanto piacere. Durante il tragitto infatti si accodavano tutti gli altri studenti che abitavano lungo la strada si faceva amicizia, ci si innamorava, ci si sentiva privilegiati, perché non si era costretti ad andare a lavorare come la grande maggioranza dei coetanei. E si poteva sognare di cambiare vita.
A che età si andava a lavorare? Tutti quelli che non avevano i genitori con un mestiere avviato, dovevano rendersi indipendenti il prima possibile. I figli erano tanti, tante bocche da sfamare. Venivano mandati “a garzone “ molto presto, imparavano un mestiere, ma non venivano pagati. Frequentavano a malapena i primi anni di elementari, poi a lavorare da mattino a sera finché c’era luce.
Di quali malattie si Ricorda? Della TBC, la difterite, pidocchi, pulci ecc.
Per i rimedi? Guardare nella bottiglia dell’olio se avevi l’orzaiolo. Lardo attorno al giradito, erbe curative. Si partoriva in casa.
Cosa rimpiange del passato? Gli anni che sono andati.
Quando è arrivata la luce ? La luce negli anni ‘ 50, il telefono e il metano negli anni Settanta.
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Data creazioneMercoledì, 03 Giugno 2020
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Ultima modificaMartedì, 17 Ottobre 2023