Elenco delle storie
IL SETTECENTO DEI LUMI E LA RIVOLUZIONE FRANCESE
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Periodo StoricoDalla preistoria all’Ottocento
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Argomento storicoDalla nascita del Ducato di Parma, al '700 dei lumi
Alla fine del 1700 Montechiarugolo non era più feudo dei Torelli, ma semplicemente parte del Ducato di Parma Piacenza, sotto la dinastia dei Borbone. Non essendovi una corte anche la vita culturale era probabilmente un pallido riflesso di ciò che avveniva a Parma, ma ben presto gli effetti della Rivoluzione Francese sarebbero arrivati anche da noi.
L’ILLUMINISMO A PARMA - La corte di Parma ha trovato nell’Accademia e nell’Università lo stimolo di rinnovamento culturale, ma per quanto riguarda l’aspetto sociale, ha avuto certamente maggior impatto la politica del ministro Guilaume Du Tillot, che s’impegnò per contenere i fortissimi privilegi fiscali del clero e la totale gestione dell’istruzione da parte dei Gesuiti. Si adoperò per eliminare alcuni monasteri, ridusse le esenzioni fiscali al clero e istituì scuole pubbliche laiche. L’opposizione dei gesuiti fu aspra, ma si concluse con la loro espulsione dal ducato e la confisca dei beni. Nel 1774 il clero e i conservatori, con l'appoggio del Duca Ferdinando I, ottennero l’allontanamento del Du Tillot dal governo, e il ritorno di vari privilegi.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE – Condensare in poche righe le ragioni che portarono alla Rivoluzione Francese e le sue conseguenze è impossibile, ma, considerando gli effetti che questa ebbe sull’Italia e il nostro Ducato, è necessario fornire un minimo di riferimenti. Nel 1789 La Francia contava circa 26 milioni di abitanti, con la seguente distribuzione sociale sui tre stati:
- I° Stato Nobili – circa 350.000 persone possedevano il 6-10% delle terre
- II° Stato Clero – circa 130.000 persone possedevano il 20-25% delle terre
- III° Stato - circa 25.500.000 di persone
Il Terzo Stato era composto da settori fortemente differenziati dal punto di vista economico; possiamo elencarli in ordine di disponibilità economiche decrescenti :
- Ceto alto borghese: Grandi proprietari terrieri, Funzionari dello stato, Banchieri;
- Ceto medio: Commercianti, Imprenditori;
- Lavoratori della terra: Circa 20.000.000 ;
Il mondo contadino, dal punto di vista fiscale, era sottoposto al regime feudale; sui raccolti doveva fornire:
- Al Clero come decime 8%
- Ai Nobili come tasse dal 20 al 30%
- All’esattore dello Stato dal 12 al 20%
In questo quadro di tassazione gestita da più categorie, la situazione delle finanze statali era disastrosa, al punto che nel 1788 il 50% delle entrate fiscali dello Stato venivano assorbite dagli interessi passivi sul debito pubblico. Il governo assolutista di Re Luigi tentò di avviare una riforma fiscale riducendo in parte le esenzioni dei Nobili e del Clero per portare verso il pareggio il bilancio statale. Naturalmente i Nobili si opposero, e con poca lungimiranza chiesero di convocare gli Stati Generali. I professionisti ( avvocati, notai …) si fecero portavoce del Terzo Stato e avviarono i dibattimenti. Ogni decisione doveva tuttavia essere votata da un gruppo composto da tre rappresentanti, uno per ogni Stato, conseguentemente l’alleanza Clero – Nobili eliminava qualsiasi ipotesi di ottenere risultati a favore del Terzo Stato.
In questo quadro il 14 Luglio 1789 scoppiò l’insurrezione parigina che viene ricordata come “ presa della Bastiglia”, seguita da disordini nelle campagne, con attacchi ai castelli dei nobili. La borghesia assunse il controllo di Parigi e l’Assemblea Nazionale avviò il processo di riforme:
- Abolizione del regime feudale;
- Abolizione dei diritti del Clero di pretendere decime;
- Affermazione dei “diritti naturali dell’individuo”;
- Assunzione del concetto di “ uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge “
Seguirono le varie fasi della rivoluzione, ma questi principi, seppure portati da un esercito francese conquistatore e spesso predatore, furono applicati anche sul nostro territorio nel periodo di appartenenza all’impero francese.
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Data creazioneVenerdì, 20 Marzo 2020
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Ultima modificaSabato, 01 Giugno 2024