Elenco delle storie
STORIE E PERSONAGGI DI MONTICELLI TERME
STORIE DA MONTICELLI TERME
- Il primo dopoguerra - Finita la Seconda Guerra Mondiale, il federale del paese passò rapidamente da ruolo di comando a quello di fuggiasco. Per lo meno capitò così al federale di Monticelli Camillo Coperchini che, sentendo bussare violentemente, capì che c’era un partigiano che lo cercava e, fortunatamente per lui, mentre quest’ultimo tentava di entrare dalla porta, l’altro trovò la via di fuga dalla finestra e se la cavò con qualche urticata. In paese c’era la maestra Ragazzi, molto patriottica ( fascista ) : finita la guerra i partigiani la tosarono .
- Guerra finita, il ritorno di un intruso : “il papà”- Per un bimbo nato nel 1940 non era improbabile raggiungere i 5 anni d’età senza aver conosciuto il padre. L’affetto della madre, del nonno e degli amici potevano rendere felice un bambino anche in periodo di guerra. Per fortuna nel ‘45 la guerra finisce e il padre dopo 5 anni vede quel figlio che chissà quante volte aveva sognato di abbracciare. Renato, che per cinque anni aveva condiviso la camera con la mamma, improvvisamente, con l’arrivo di un perfetto sconosciuto chiamato “papà”, si vedeva relegato in un'altra camera e in un letto da solo. Nonostante i legami di sangue, ci sono voluti anni per accettare ed amare quell’intruso chiamato papà. (Renato Azzali)
- L’ambiente. Ancora nel primo dopoguerra non esisteva inquinamento delle acque e nei fossi erano presenti gamberetti e rane. Poi l’arrivo dei concimi li spazzò via. Nel 1947 presso il distributore di metano delle Basse esplose una bombola di gas, fortunatamente senza danni alle persone. Un secondo incidente relativo allo stabilimento termale, avvenne nel 1948, quando una fuoriuscita di cloro da un bombolone bruciò 4 biolche di un campo di frumento.
- I MONTY BOYS - Tra il 1967 e il 70 , in piena “Beatles mania”, Monticelli ha avuto la il suo complesso rock. Dalle memorie di Giorgio ( il barbiere ) riportiamo qualche nota:
Componenti Ruolo Soprannome
Roberto Basili ( capogruppo ) al basso Tenco
Giorgio Ferrarini cantante ritmico
Francesco Ghirelli batterista Guso
Antonio Vignali cantante melodico
Il luogo delle prove era l’ex cinema- teatro di Monticelli, preso in affitto dalla banda, pare senza pagare, per due o tre sere alla settimana. Dei numerosissimi fans... se ne ricorda uno solo: Remo Setti.
Luoghi famosissimi delle esibizioni: il bar “La scaletta “ dei Dardanelli e una serata al “Dancing Giardino”. Un ricordo particolare va ad un' esibizione in un dancing a Palanzano : l’area montanara era poco avvezza al moderno e piuttosto legata al valzer. Purtroppo dopo qualche tentativo di dare il meglio della modernità, senza il dovuto apprezzamento e finiti i due o tre valzer in repertorio, la banda si diede alla fuga.
Naturalmente non sono mancate le partecipazioni ai vari festival, con una vittoria a Collecchio o forse a Noceto. Più curiosa, invece, la partecipazione a quello di Asola dove si esibivano 30 o 40 complessi : forse un po' troppi, dato che quando i nostri sono saliti sul palco, la giuria, evidentemente spossata, era già andata a letto.
Francesco, a parte le passioni che il soprannome potrebbero rivelare, ha seguito le vie dello zio dedicandosi anch’egli alla barberia, professione che ha poi trasferito al figlio.
Roberto, proveniente da una famiglia di falegnami, ha seguito le orme del nonno e del padre.
- IL BAR TROCADERO – Nella piazzetta, ora occupata dal monumento ad Italo Borrini, nel Sessanta era installato un bar in legno, bersaglio di scherzi dei soliti buontemponi. Si racconta che in un freddo inverno, i soliti ignoti hanno pensato che si dovesse vivacizzare l’ambiente introducendo alcune castagnole nel tubo dalla stufa dalla parte esterna. Ci fu un attimo di perplessità al primo scoppio, ma al secondo il bar era vuoto e, se avesse potuto, forse al terzo sarebbe scappata anche la stufa. Qualche tempo dopo sempre i soliti ignoti hanno battuto su una parete con un palo. Il gestore sig. Brametto e il figlio definirono la tattica: "Usciamo, poi io vado da un lato, tu dall’altro". Detto fatto, arrivato sul retro, il figlio gridò soddisfatto: "L’ho preso, babbo, l’ho preso!". Il catturato rispose: ” Molem, coion! A son to pedar! “.
Al centro il gestore del bar Emilio Dosi, a sinistra Ubaldo Dalcò (“Al Nen”) a destra Cavazzini Guglielmo.
- L’ACQUISTO CON SCONTO – Due amici di Monticelli, sempre della compagnia delle persone posate, se la raccontavano di fianco al bancone del bar, ove erano in bella mostra due cabaret di paste. La voglia era tanta, la moneta poca, sicché uno dei due, preso dalla discussione appassionata, quasi distrattamente appoggiò un gomito sul primo cabaret, poi con un poco di circospezione il gomito si posò sul secondo. A quel punto, il compare lo rimproverò ad alta voce. “Ve’ co te fat, a te rovinè tut!" Risposta: "Mo a te vist, an’lo miga fat aposta”! E l'altro:" Barista … ve … al ta rovinè tut". Pausa di riflessione: "Guerda le quesi un pchè buter via sta roba …, dai at dag cent franc e la magnema nuetar! No? va bè fema dosent".
- Il BOIA . Negli anni Sessanta circolava un ragazzo un tantino violento. Lo chiamavano“ Il Boia”: non era proprio cattivo, ma i passeri, le lucertole e le rane che riusciva a catturare inevitabilmente chiudevano la loro vita arsi vivi. Ma la sua passione era la cattura delle bisce. Nell’attuale quartiere Micheli esisteva un pozzo del tipo” a camicia” senza protezione: questa era la riserva di caccia per le bisce che avveniva tramite un lungo palo sormontato da un uncino. L’abilità non mancava e ogni spedizione si concludeva con una o più catture. Il problema nasceva quando il cacciatore pretendeva che gli spettatori dimostrassero il loro coraggio maneggiando le serpi. Ad una di queste esibizioni si imbatté il giovane Canali che all'epoca aveva sette o otto anni. Egli rifiutò di toccare la biscia e si allontanò prudenzialmente di qualche metro, ma il Boia gliela lanciò addosso, centrandolo in pieno. La biscia gli si attorcigliò al collo: fortunatamente non successe nulla di drammatico, ma si parlò di una corsa verso casa che, se cronometrata, sarebbe stata certamente un record.
- UNA FESTA TRASFORMATA IN TRAGEDIA – Il 6 agosto 1927 mentre erano in corso i festeggiamenti per l’inaugurazione delle Terme di Monticelli, da un pozzo, dove due operai stavano lavorando, si sprigionò un getto di gas che esplose. Dall’area della festa immediatamente accorsero diverse persone per soccorrere i due feriti. Purtroppo si sprigionò una seconda ondata di gas, con relativa esplosione: molti rimasero ustionati e purtroppo ci furono 8 decessi, tra i quali Achille, figlio del titolare Italo Borrini.
PERSONAGGI Da Monticelli
- Italo Borrini – (1876-1955) Agricoltore e proprietario terriero, ebbe l'intuizione di sfruttare a fini terapeutici le acque salsobromoiodiche scoperte durante lo scavo di un pozzo per irrigare i suoi campi. Fece costruire lo Stabilimento delle Terme, l'Albergo Bagni (poi Terme), l'Albergo delle Rose e il Tempietto di San Giulio.
- Fìgio di Villanova - Non si può certamente definire illustre, ma a modo suo negli anni Cinquanta e Sessanta era un personaggio, anche se un po’ “borderline”. Nato a Villanova non ha mai esercitato una professione lavorativa, ma indubbiamente era un esperto dell’uso della fionda, con la quale non aveva difficoltà a centrare e rompere gli isolatori delle linee elettriche o a cacciare uccelli: si dice riuscisse a colpire anche una rondine in volo. Una passione quella della fionda che lo portava a passeggiare con qualche chiave da meccanico in un borsello appeso alla cintura, per smontare e recuperare i dadi (bulloni) da usare come proiettili per la fionda. Tra le sue stravaganze ricordiamo l’abitudine di camminare scalzo in inverno, anche con la neve. A volte amava farsi notare in una particolare tipologia di rasatura della barba, effettuata con l’accendino. Raccontava mia nonna che un giorno andò a casa sua per farsi curare un piede, perché nel rompere una bottiglia a scalcagnate, si era fatto un grosso taglio. Qualche volta lavorava con un camionista che andava a caricare ghiaia nel torrente Parma e mentre altri usavano il piccone per smuovere i sassi, lui infilava le dita tra una pietra e l’altra e grattava sino a sollevarle. Andava ovviamente sull’autocarro, ma mai in cabina, solo sul cassone. Probabilmente non aveva i soldi per fumare, ma se si trovava con qualche sigaretta a disposizione, non era raro che ne fumasse due alla volta.
- Giovanni Mariotti – Nato a Monticelli nel 1850, si laureò in legge e a soli 26 anni fu nominato direttore del museo d’antichità di Parma. Eletto deputato dal1882 al 1886, fu poi sindaco del Comune di Parma in modo quasi continuativo dal 1889 al 1914. Morì nel 1934.
Giovanni Mariotti | Giuseppe Micheli |
- Giuseppe Micheli – Nacque a Parma nel 1874 dal notaio Michele e da Maria Mariotti, sorella di Giovanni. Si laureò in giurisprudenza nel 1896 ed esercitò per anni la professione di notaio. Nel 1903 sposò Lucia Basetti, figlia del deputato radicale Gian Lorenzo. Entrò in politica nel 1909 con l’elezione a deputato del Regno. Successivamente fu eletto senatore e ricoprì varie volte la carica di ministro. Nel 1925 fu costretto a lasciare la politica a causa della sua opposizione al regime fascista. Dopo la guerra, fu deputato all’Assemblea Costituente nel secondo governo De Gasperi e senatore della I° Legislatura. Abitò anche nella villa di famiglia al Monte, denominata appunto villa Micheli - Mariotti. Morì a Roma nel 1948.
- Fausta Quintavalla – Nata nel 1959, è stata otto volte campionessa italiana del lancio del giavellotto. Nel 1985 in Canada conquistò il record italiano di lancio del giavellotto con 67,20 m. che tuttora rappresenta il primato italiano. Ha partecipato anche a due Olimpiadi: a Mosca nel 1980 piazzandosi dodicesima e a Los Angeles nel 1984 dove fu eliminata nelle qualificazioni.
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Data creazioneMartedì, 16 Giugno 2020
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Ultima modificaMercoledì, 12 Giugno 2024