TASSAZIONE DEI VELOCIPEDI

Nel 1906 venne istituita una tassa per l’utilizzo delle automobili e delle biciclette. Dai documenti dell’archivio comunale (settore finanza) degli anni 1902-1907 non compare alcuna automobile (d’altronde uno stampato relativo all’intera provincia di Parma ne attesta 129). Sono invece presenti i dati relativi ai “velocipedi” che, dal 1902 al 1905, risultano essere 34, mentre nel 1906, primo anno di tassazione, sono 70. A fronte del pagamento della tassa (presso la rivendita del sig. Petrolini Oreste) veniva rilasciato un dischetto di alluminio, con inciso l’anno di competenza, da apporre sul manubrio della bicicletta; se questo mancava si incorreva in una contravvenzione. L’anno successivo i velocipedi paganti si ridussero a 45, probabilmente per non pagare la tassa di 10 lire cadauna (circa l’equivalente di una giornata di lavoro): 25 biciclette rimasero ferme o circolarono abusivamente. Riportiamo la distribuzione di biciclette per frazione:

Il 45° ciclista dell’elenco del 1907 era di Neviano Arduini.

Sembra che l’obbligo di pagare il bollo sui velocipedi sia rimasto attivo sino alla fine degli anni Trenta, sempre con l’importo di 10 lire. Una persona ricorda che, in occasione della sagra di San Simone di Montecchio, i reali Carabinieri si appostavano sul ponte dell’Enza per controllare la funzionalità del campanello, dei fanali, dei freni e la presenza del dischetto d’alluminio, cioè del bollo annuale.

Dal documento emerge che di ciò che si ricavava dal bollo, il 50% andava allo Stato, il 46% al Comune e il 4% al venditore.

Sembra che l’obbligo di pagare il bollo sui velocipedi sia rimasto attivo sino a tutti gli anni Trenta, sempre con l’importo di 10 lire. Una persona ricorda che, in occasione della festa di San Simone, i Reali Carabinieri si appostavano sul ponte dell’Enza, per controllare la funzionalità del campanello, dei fanali dei freni e la presenza del dischetto d’alluminio bollo annuale.