Lo sciopero del 1907, breve e fruttuoso, aveva dato al sindacato rivoluzionario, maggioritario a Parma, l’illusione di poter ottenere grandi successi nelle lotte future, ma soprattutto aveva convinto gli agrari parmensi che si dovessero trovare soluzioni a questo crescente potere operaio. L’avvocato Carra, nominato responsabile dell’associazione agraria di Parma, impostò una serie di azioni tendenti ad affrontare e sconfiggere il sindacato rivoluzionario di De Ambris (vedi paragrafo sciopero 1908) e vi riuscì egregiamente. Da un lato gli scioperanti avanzavano richieste, ma agivano in modo pacifico, dall’altra le squadre padronali e l’esercito riceveva dal governo socialista il mandato di difendere le proprietà agrarie con la forza. Certamente le organizzazioni sindacali sognavano una grande vittoria a Parma, come scintilla di un'azione nazionale, ma non si proponevano azioni violente, piuttosto una rivoluzione pacifica. Finito lo sciopero, De Ambris non affrontò a viso aperto la sconfitta, ma scappò in Svizzera. Allo scoppio della Prima Guerra diventò interventista e ammiratore del poeta D'Annunzio, che ostentava visioni ondivaghe tra operaismo e fascismo. Nel frattempo era avvenuta la Rivoluzione d’Ottobre che certamente spaventava il padronato agrario, ma invece della costituzione di comitati popolari rivoluzionari di sinistra, nacquero le squadre fasciste a contrastare la paura di una rivoluzione rossa che peraltro non si avvaleva di azioni violente.