Elenco delle storie
USANZE COMUNI
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Periodo StoricoDal dopoguerra ad oggi
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Argomento storicoCredenze, usanze e feste del '900
USANZE COMUNI - Nel dopoguerra, qui come in tante altre parti d’Italia, sono sorte le feste di partito come momento insieme politico e ludico. Particolare seguito hanno avuto le feste dell’Unità. Oggi si vanno spegnendo gli aspetti di propaganda e, quasi a voler dimostrare che siamo diventati meno settari, prendono sempre più piede le feste della birra.
Il territorio è relativamente piccolo, pertanto le usanze spesso sono simili, salvo che in alcune frazioni ne è rimasta memoria, in altre no.
Le veglie nelle stalle – Vedendo le stalle moderne sembra strano pensarle come luogo di ritrovo, ma sino alla prima metà del Novecento il ciclo riproduttivo delle mucche partiva con la fine inverno, ed era normale che una porzione della stalla (tre o quattro poste) fossero libere da animali, calde e sufficientemente lontane dalle escrezioni. Nel libro "Terre e buoi”, a pag. 159, leggiamo: “ La veglia contadina è prima di tutto l’occasione per trasmettere a voce il sapere”. Nelle lunghe serate invernali infatti si tramandavano alle nuove generazioni la cultura orale degli adulti. Non tutti però la pensavano allo stesso modo. Il clero vedeva queste riunioni di famiglie diverse, ove si ritrovavano insieme maschi e femmine, come un’occasione di possibili peccati. D’altra parte i proprietari e i borghesi trovavano oltremodo disdicevole che i contadini trascorressero ore ed ore a giocare e chiacchierare senza svolgere attività utili. Come abbiamo colto dalle interviste, questo andare in veglia (“ in vegià”) aveva vari vantaggi : c’erano le esigenze di risparmiare legna nelle stufe di casa, di svolgere alcune attività (le donne filavano, cucivano e ricamavano, gli uomini riparavano attrezzi e impagliavano sedie), ma soprattutto c’era la voglia di giocare, di stare insieme, di raccontare storie e, per i giovanotti, di corteggiare le ragazze. Non mancavano gli aspetti formativi: in alcuni casi una persona alfabetizzata leggeva per tutti “L’Orlando furioso”, " il conte di Montecristo" e altri romanzi epici.
Credenze e riti magici – Da alcune interviste sono emerse tracce di alcune credenze e riti di origini antichissime, quasi certamente precristiani, anche se in parte rimodulati in chiave cristiana.
- C'era la credenza che la sera di S. Antonio abate non si dovesse andare nella stalla, perché quella sera le mucche o le bestie parlavano tra di loro, quindi non dovevano essere disturbate.
- La vigilia dell’Epifania – Ancora nella prima metà del ‘900, presso la famiglia Lanzi, agricoltori di Basilicanova, la sera del 5 gennaio si preparava una scopa vecchia, rimpinguata con paglia e qualche ramo di una fascina, alla quale si dava fuoco, quindi un bambino, seguito da tutti gli altri, la teneva in mano e correva tra gli alberi da frutta, gridando “Pasqua bufagna ogni broc una cavagna”. Giorgio Casalini, più giovane di vent’anni, non conosce questo rito, ma ricorda una variante della filastrocca che diceva :” Fasana fasanòn ogni broc un cavagnòn”. Questo rito propiziatorio, di origine pagana, era in uso anche nella sponda reggiana dell’Enza: sempre il 5 gennaio, dopo il tramonto, i contadini uscivano di casa con una cesta e, sotto ogni albero da frutta, girando intorno in senso orario, recitavano - ”Pasqua Pifagna, Pasqua Pifagna ogni broc na cavagna” (da Emanuela Baricchi).
- Il 24 Marzo “la Madona di Fami da Fagot” giorno in cui non si doveva andare nell’orto, altrimenti sarebbe venuta la biscia in casa.
- La roseda ed San Svan – Attualmente la sera della vigilia di San Giovanni in quasi tutte le frazioni del comune si fanno tavolate all’aperto per consumare "i tordé d’erbèta” e prendere la rugiada. Non si sa esattamente da dove derivi l’usanza di questo svago culinario, ma quella sera era un momento magico per la cultura precristiana. La data corrisponde sostanzialmente al solstizio d’estate e si riteneva che questo giorno più lungo e questa notte più breve dell’anno avessero un valore magico e portavano ad una serie di riti che si sono mantenuti anche in epoca cristiana, nonostante l'opposizione della Chiesa. Tra questi ricordiamo:
o raccolta di vari tipi di erbe medicamentose da parte dei “ medgon “ che poi le usavano per curare i loro pazienti;
o stesura dei panni a prendere la rugiada perché si riteneva scacciasse le tarme;
o stesura di teli che, bagnati di rugiada, si usavano per lavarsi la faccia e gli occhi, in modo da conservarli sani tutto l’anno;
o le ragazze da marito mettevano all’aperto un bicchiere pieno d’acqua nel quale ponevano un chiaro d’uovo che, in base alla forma che aveva assunto al mattino, rivelava quando si sarebbero sposate;
o raccolta di un ramo di nocciolo a forma di forcella da parte dei rabdomanti per favorire la ricerca delle sorgenti d'acqua.
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Data creazioneLunedì, 15 Giugno 2020
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Ultima modificaVenerdì, 14 Giugno 2024