La coltivazione del pomodoro per uso familiare avveniva da secoli, ma quella intensiva nei campi è relativamente recente e risale agli ultimi anni dell’Ottocento. Le fasi della coltivazione e la raccolta erano manuali. Nelle corti agricole il prodotto veniva bollito in apposite caldere fino ad ottenere la salsa di pomodoro, definita sestuplo. Successivamente nacquero gli stabilimenti conservieri ai quali le aziende agricole delle nostre zone, che avevano intensificato notevolmente la coltivazione, consegnavano i pomodori in cassette, utilizzando i carri agricoli trainati da buoi, i birocci trainati dal cavallo e, più recentemente, gli autocarri.
|
|
Operaie con la zappa |
Consegna dei pomodori allo stabilimento |
Per tutta la prima metà del Novecento la coltivazione del pomodoro era un'attività totalmente manuale, le cui fasi comprendevano: la zappatura del terreno, la semina, il trapianto delle piantine, la posa dei pali con l’apposita staffa, la tesatura del filo d’acciaio, i trattamenti fitosanitari con il verderame e infine la raccolta. Gli attrezzi della collezione comprendono:
Staffa per piantare i pali - Come accennato le piantine di pomodoro venivano posate in filari e, durante la crescita erano sostenute da fili d' acciaio, a loro volta legati a paletti. Per piantare questi paletti, ci si serviva di una particolare staffa fissata alla scarpa con delle cinghie, si affiancava il palo che, spinto col piede, veniva conficcato nel terreno.
Cestoni e cassette per la raccolta – Le coltivazioni di pomodoro prevedevano una serie di raccolte da fine luglio a fine settembre. Per la raccolta ci si serviva di ceste che, una volta riempite, venivano portate nella carraia di testata e qui travasate nelle apposite cassette. Generalmente le cassette contenevano 30 chili di pomodori e portavano su un lato il marchio dello stabilimento che poi le avrebbe ricevute.
Oggi dalla semina alla raccolta tutto il ciclo è interamente meccanizzato.
Trapianto delle piantine e posa dei tubi di irrigazione
Raccolta meccanizzata