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ATTREZZI PER LA VITICOLTURA
Nella seconda metà dell’Ottocento la vite è stata fortemente danneggiata a causa di un insetto, “la filossera“, che ha quasi completamente distrutto le varietà autoctone. Per riprendere la coltivazione si sono utilizzate basi di vite americana (non attaccata dalla filossera) sulle quali sono state innestate altre varietà, reperite generalmente in America latina. Più o meno nello stesso periodo si è passati dalla coltivazione della vite maritata a quella con i filari sostenuti da pali o alberi (opi e olmi) e traverse in legno. Il tutto era legato con la tesatura di fili, dapprima in acciaio, poi in acciaio zincato. Per la vendemmia si utilizzavano le ceste e, ancora nei primi decenni del ‘900, i cestoni per il trasporto in cascina o la consegna ai clienti. Dai cestoni si passò alle cassette in legno che potevano contenere circa 50 Kg d’uva. La viticoltura e la vinificazione erano attività proprie delle aziende agricole, ma succedeva spesso che famiglie del paese acquistassero l’uva dal contadino e producessero il vino in proprio.
Potatura di una vite maritata | Irrorazione della vite |
TESATORE – Nella realizzazione dei filari le varie strutture portanti (pali e traverse) erano collegate da fili d'acciaio. Per realizzare la tesatura di questi fili si utilizzava un attrezzo dotato di una maniglia, una base d’appoggio ad un albero o ad palo e una presa a pinza per stringere il filo.
SPINOTTO PER SEZIONARE I SALICI– La legatura delle viti ai fili non avveniva con corde, ma con sottili rami di salice che venivano prima sezionati da uno spinotto in legno duro in modo da ottenere tre o quattro filotti.
FORBICI PER POTARE – La forbice da potare era la regina della viticultura: infatti la si usava in febbraio per le potature, poi in settembre e ottobre per la vendemmia. Esistevano svariati modelli ma avevano tutti in comune la forma delle lame e una molla che portava automaticamente alla loro apertura. Diverse erano invece le lunghezze, variabili da 22 a 23 cm per le tipologie comuni e da 16 a 18 per le piccole. Infine erano abbastanza diversificate le strutture di bloccaggio dei due manici: un anello di pelle, una levetta sul piede del manico, un nottolino posto appena sotto alla molla. Una particolarità pensata per il freddo del periodo di potatura (inverno) era il rivestimento in legno applicato ai manici.
CESTONI - A fine ottocento la raccolta avveniva con ceste di notevoli dimensioni.
CASSETTE DA UVA - Realizzate con assi di legno, avevano dimensioni variabili. Un tipo abbastanza diffuso aveva una base rettangolare di 38 x 57 cm e un'altezza di 33 cm, per un volume di cica 70 decimetri cubi.
CARRETTE PER VERDERAME – Per combattere le malattie delle viti fin dai primi del Novecento si sono utilizzate miscele di verderame e altri componenti. Le polveri o i cristalli venivano miscelati con acqua e quindi spruzzati sulle foglie e i frutti della vite. Per questa attività si utilizzavano:
- Carrette in legno – Avevano una ruota in ferro sul davanti, un serbatoio in legno, due piedi e due manici. Sul serbatoio era installata una pompa con relativa leva per azionarla. Un tubo in gomma partiva dalla pompa e terminava con un rubinetto e uno spruzzatore. Si lavorava in coppia: un operatore gestiva il trasporto della carretta e azionava la pompa, un secondo teneva lo spruzzatore e irrorava la vite.
- Carrette in rame – Sostanzialmente erano simili a quelle in legno, ma il serbatoio era in rame, mentre i piedi e il telaio erano in acciaio.
- Pompa a spalla – La struttura era simile ad uno zaino ed era in lamiera di rame. Si caricava a spalla e con la mano sinistra si premeva sulla leva per azionare la pompa e mettere in pressione il sistema; con la mano destra si gestiva lo spruzzatore. Era quindi azionata da un solo addetto.