IL PENTOLAME - Il primo materiale col quale si costruivano pentole e tegami per secoli è stata la terracotta, materiale molto economico che, con la vetrificazione delle superfici interne, dava ottimi risultati nella cottura, ma era molto fragile. Con la scoperta del rame si realizzarono e si diffusero le pentole di questo materiale il cui costo era però più elevato della terracotta, quindi una famiglia poteva permettersene solo pochi pezzi. L’alta conducibilità termica richiedeva l’utilizzo di olio o di strutto per la cottura di carne e verdure. Un altro grosso problema era l’estrema facilità di produrre ossidi velenosi per cui dopo la cottura si dovevano porre i cibi in altri recipienti. Fortunatamente con l’introduzione della stagnatura il rischio di avvelenamento fu superato. Nel ‘900 la tecnologia fornì l’alluminio, materiale dal costo molto più contenuto rispetto al rame, molto leggero e che, fortunatamente, non presentava rischi di avvelenamento.
Per alcuni particolari utilizzi si produssero anche tegami e pentole in ghisa, ma ebbero scarsa diffusione.
Dopo la seconda guerra mondiale si diffuse l’ acciaio inox e l' alluminio rivestito di materiali antiaderenti.
La pentole da camino spesso avevano il fondo convesso e il manico semicircolare che veniva appeso alla catena. Quando si produssero le prime pentole in alluminio, era ancora abbastanza diffuso l’uso del camino, per cui i manici erano a forma di semicerchio. Ma con il diffondersi delle stufe economiche, questo manico venne sostituito da una coppia di manici laterali dapprima nudi, poi ricoperti di resina per creare l’isolamento termico.
Analogamente anche i coperchi delle pentole in alluminio avevano dapprima manici in alluminio a vista, poi rivestiti di resina più isolante.
La produzione di questi attrezzi era certamente industriale, ma la stagnatura delle pentole in rame, che periodicamente andava ripristinata, era generalmente eseguita dai nomadi che attraversavano i paesi con i loro carri.