Nella prima metà del Novecento molte attività commerciali che nelle città erano svolte in negozi, nelle campagne erano del tipo ambulante e il mezzo di locomozione era spesso la bicicletta.
L’attività di barbiere - Era generalmente svolta in negozio, ma in alcuni casi, come per gli infermi o per le persone particolarmente anziane, poteva essere svolta a domicilio. Gli attrezzi erano contenuti in apposite cassette.
Attività di calzolaio – L’attività prevalente non era quella di produrre calzature, ma generalmente di ripararle, in particolare per la risuolatura.
Attività da merciaio – La vendita di nastri, bottoni, cotoni e stoffe era prevalentemente ambulante. Nel comune di Montechiarugolo si ricorda di una merciaia che veniva dalla Lunigiana con un carretto a mano.
Attività di pollivendolo – L’attività, esclusivamente ambulante, era bivalente, in quanto in alcuni casi il pollivendolo era venditore, ma altrettanto frequentemente acquistava le eccedenze prodotte dalla massaia.
Attività di fornaio – La produzione e cottura del pane era naturalmente svolta nel forno del paese, ma il fornaio spesso faceva le consegne con la bicicletta. Attorno agli anni Cinquanta non mancavano massaie che producevano il pane e le torte in casa, ma poi li portavano a cuocere dal fornaio.
Attività di arrotino – Come per il pollivendolo l’attività era esclusivamente gestita da ambulanti che, a inizio secolo, si spostavano con i loro carretti dotati di una pedaliera laterale che, tramite una cinghia, faceva ruotare la mola. Il carretto aveva una posizione di lavoro ben fissa e una seconda posizione, con appoggio su ruote, per il trasporto. Nella versione da bicicletta la mola era installata sulla canna e, con un apposito cavalletto che sosteneva la ruota posteriore, si poteva far ruotare la mola azionando i pedali.
Attività di straccivendolo – Acquistava materiali di scarto dei contadini: scatole di latta, filo di ferro arrugginito, stracci, pelli di coniglio.